Mercoledì 23 maggio il Teatro di Roma celebra il XX anniversario della strage di Capaci e di Via D’Amelio con una serata dedicata alla memoria di due magistrati che hanno pagato con la vita il loro impegno nella difesa della legalità.
Mercoledì 23 maggio al Teatro India (Indiateca)
la vita, la storia e il coraggio di due magistrati uccisi dalla mafia nel ventennale delle stragi del 23 maggio e del 19 luglio 1992
ingresso libero
Mercoledì 23 maggio il Teatro di Roma celebra il XX anniversario della strage di Capaci e di Via D’Amelio con una serata dedicata alla memoria di due magistrati che hanno pagato con la vita il loro impegno nella difesa della legalità.
Immagini, parole e riflessioni per ricordare il coraggio di due uomini che continuano a vivere nella nostra quotidianità come esempi di onestà e di integrità a partire da concetti come legalità, corruzione, ma soprattutto fiducia nella disponibilità dei cittadini a cooperare al miglioramento della società. Due vittime, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che, incrociando vita privata e sfera pubblica, hanno combattuto la mafia andando incontro al proprio destino. Due eroi che, a vent’anni dalle stragi, continuano a difendere il dovere e la responsabilità di ciascuno di noi a non essere ricattabili da poteri senza legge.
Così il Teatro di Roma onora simbolicamente la loro memoria proponendo nella sala Indiateca del Teatro India due momenti scenici: “Toghe Rosso Sangue” della compagnia Les Enfants terribile e “Il mio giudice” di Maria Pia Daniele. Un omaggio a due uomini morti nell’adempimento del loro dovere, un omaggio al loro senso dello Stato.
L’appuntamento si apre alle ore 20.30 con alcune scene dello spettacolo di Francesco Marino, ispirato al libro di Paride Leporace, “Toghe Rosso Sangue”, del drammaturgo Giacomo Carbone. Lo spettacolo – con interpreti Francesco Marino, Sebastiano Gavasso, Diego Migeni, Emanuela Valiante – è dedicato a sei magistrati uccisi dal 1969 al 1994 per mano della mafia, della n'drangheta, del terrorismo rosso e di quello nero. Vite e nomi che subiscono una nuova morte: l’oblio. Come per esempio Agostino Pianta, il primo magistrato in Italia vittima di una fredda esecuzione. A sparargli il 17 marzo del 1969 a Brescia fu Loris Guizzardi, un ex detenuto spinto dal desiderio di vendetta verso l’intera magistratura per l’errore giudiziario subito con la sua condanna. Pianta era un simbolo da colpire. Ma Pianta era un uomo come lo era Paolo Borsellino, assassinato con la sua scorta il 19 luglio del 1992 a Palermo. A ricordarne in scena la vita e la morte, in un drammatico e intenso monologo, è Amelina, interpretata da Emanuela Valiante: “Io faccio la postina a Palermo. E vado strade strade, vicoli vicoli e tutte mi piacciono. Solo una mi fa paura… Solo una c’ha un’aria strana... Una sola: Via D'Amelio, quella del giudice Borsellino”.
Si continua alle 21.30 con la lettura scenica del testo teatrale “Il mio Giudice”, scritto e diretto da Maria Pia Daniele, con interpreti Roberta Caronia e Leonardo Di Carmine. La pièce si ispira a fatti di cronaca e alle vicende della giovane testimone di giustizia Rita Atria, ribellatasi alla mafia e morta a Roma nel 1992 a soli 17 anni una settimana dopo l’attentato al “suo giudice”, Paolo Borsellino. La storia, scritta in versi sciolti e ripercorsa nei modi di una tragedia classica, propone il coraggio e la coerenza della ragazza siciliana che si oppone fermamente alle leggi della mafia confidando in quelle dello Stato. Il personaggio viene raffigurato come una novella Antigone che contrasta la tirannia del potere mafioso, l’ottusa difesa dei codici d’onore di sua madre e l’omertà dell’intero paese.
Nella strage di Capaci del 23 maggio del 1992 morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. A quella di Capaci seguì il 19 luglio 1992 la strage di via D’Amelio dove furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.