Il teatro India e l'idea di residenza. Come trasformare lo spazio vuoto di India, così stimolante per la creazione, in un luogo che accolga? Attraverso l'abitare.
Qualche giorno fa, durante una riunione, è uscito fuori il tema di come sistemare il foyer, che in questi giorni è il cuore pulsante di Perdutamente. Attorno al tavolo centrale, attorniato da quattro file di panche spartante, ci si incontra, si discute, si mangia, si lavora. Alla parete una grande bacheca raccoglie il piano delle attività, giorno per giorno, ora per ora, sala per sala. Negli angoli i divani rossi circoscrivono piccole aree di sosta, zone più isolate dove allontanarsi per parlare (ancora), lavorare (ancora), leggere e persino solo per stare. Qualcuno, all'uscita dalle prove, si siede lì, ripassa appunti, sfoglia agende, poi esausto lascia ciondolare la testa sullo schienale.
Però è ancora tutto è lontano dall'essere un luogo di residenza. L'accoglienza è una cosa che si costruisce nel tempo, e il grande vuoto dei capannoni, da un lato così stimolante per la creazione, può trasformarsi in un boomerang. Questa vocazione di India per la residenza artistica, per tanto tempo evocata, oggi si misura finalmente con la realtà. E l'attrito non manca. Il bar è (tristemente) chiuso e anche prendere un bicchiere d'acqua è un piccolo viaggio. La connessione a internet deve ancora arrivare. E tante altre piccole cose che frenano il fare. Ma che stimolando anche a cercare soluzioni.
Così si parla di abitare India. Organizzare pranzi più rilassati, divani, posti dove bere un the senza dover percorrere quattro corridoi fino alla macchinetta automatica. Disegnare in modo leggero gli spazi, perché cessino di essere solo spazi e si trasformino in luoghi. L'abitare, allora diventa un atto politico. Di più, un atto etico. Di etica del lavoro. Ma l'etica del lavoro, quando è fatta dagli artisti ed è a servizio della creazione, si trasforma subito in politica culturale. Senza passare dal via – come recitava il gioco del Monopoli – ovvero senza bisogno di intermediazione della politica. Semplicemente stando in un posto al di là degli orari di una sua (ipotetica) funzione. Oltre la fase del consumo, sia pure culturale – dove uno arriva in un teatro, guarda uno spettacolo e poi se ne va.
[musica consigliata per la lettura: To build a home – Cinematic Orchestra]
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