o il regno della parola
di Anna Foa e Vittorio Pavoncello
regia Vittorio Pavoncello
Teatro India
ingresso libero su prenotazione al numero 3336638186
con
Cicerone Giuseppe Alagna
Quinto suo fratello Dario Biancone
Terenzia sua moglie Arianna Ninchi
Teocrito allievo Nicola Deleonardis
Erennio Daniele Ponzo
Popilio Stefano Defilippis
info
ore 21
ingresso libero su prenotazione al numero 3336638186
produzione 1 Agosto film, ECAD in collaborazione con il Teatro di Roma
con il patrocinio Assessorato Cultura e Turismo Comune di Roma
E' il 709 a.C. e due sicari si aggirano per i boschi intorno a Formia. L'ordine che si trovano a eseguire è quello di tenere d'occhio l'uomo che rappresenta la minaccia politica al posto che Cesare ha lasciato scoperto dopo le Idi di marzo.
In Senato e tra il popolo romano si vocifera che il mandante dell'omicidio sia stato proprio lui: Cicerone. Del resto sul cadavere di Cesare, Bruto ha invocato il suo nome ritenendo che possa essere lui l'uomo in grado di ristabilire l'ordine nella Repubblica. La speranza di Cicerone di collaborare al governo di Cesare è stata infatti troncata dalla piega assolutistica presa dal potere. Deluso si ritira nella sua villa di Formia, iniziando la stesura di opere di carattere filosofico, politico e morale. A questo si aggiunge il divorzio dalla moglie Terenzia e la morte dell'amata figlia Tullia.
Nella pièce scritta da Anna Foa e Vittorio Pavoncello la veridicità degli eventi storici si unisce al racconto onirico nel quale prendono vita anche personaggi dell’immaginario. E così Cicerone a Formia è accompagnato da Teocrito, suo giovane allievo, simbolo della filosofia greca dalla quale Cicerone non si separerà, sicuro della sua forza. Ne sono la riprova le orazioni e i discorsi politici che fa al Senato, che gettano nell’angoscia la sua famiglia. Terenzia e suo fratello Quinto, preoccupati del pericolo che corrono, tentano di convincerlo a smorzare i toni nei discorsi al Senato. Cicerone sembra non voler dar loro ascolto finché non sopraggiunge l'assassinio di Teocrito. Da quel momento la sua coscienza si anima dei fantasmi del passato: Catilina, Clodio, Antonio, Fulvia, Tulliola, Spartaco e Ottaviano arrivano in sogno a rivendicare le sue scelte. In una dimensione onirica, che riprende il tema che Plutarco in “Vita di Cicerone” aveva immaginato come presagio della sua morte, le anime nere dei suoi nemici arrivano a lui come corvi minacciosi e gracchianti, eseguendo un'agghiacciante danza dalla quale Cicerone riuscirà a sfuggire solo rifugiandosi nella dimensione metafisica della culla ellenica.