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Anche quest’anno la collaborazione fra il Teatro di Roma, il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea – Cendic e Biblioteche di Roma prevede la lettura scenica dei testi finalisti del Premio Cendic-Segesta.
Martedì 14 febbraio, alle ore 17,00 in Sala Squarzina, sarà presentata l’opera Figlie d’Egitto ovvero Le Supplici di Sofia Bolognini.
Uno studio sull'antica trilogia di Eschilo, strutturato in quattro capitoli, che vuole esserne una sintesi, un rimescolamento, una ricostruzione per frammenti e una reinterpretazione poetica.
La lettura dell’opera, vincitrice del Premio Cendic Segesta 2016, dedicato alla drammaturgia italiana contemporanea e promosso dal Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea – Cendic, sarà a cura degli allievi attori della Scuola del Teatro di Roma. Quest’ultimi guideranno il pubblico alla scoperta di alcune delle pagine più belle di un testo tessuto di sperimentazioni e innesti, il cui impianto generale procede per scansioni ritmiche solenni rispettando la sonorità classica e non manca di innesti moderni, volutamente isolati e stridenti, pensati per disarcionare di colpo l'orecchio dello spettatore.
Le altre letture sceniche dei testi finalisti saranno programmate nelle Biblioteche di Roma.
Intervengono
Nicasio Anzelmo
Direttore artistico Calatafimi Segesta Festival “Le Dionisiache 2016”
Marcantonio Lucidi
Critico teatrale, componente giuria
Domenico Pantano
Direttore artistico Centro Teatrale Meridionale
Viviana Raciti
Critica teatrale
Coordina
Rosario Galli
Con Armando De Ceccon e gli attori della Scuola di Perfezionamento teatrale del Teatro di Roma
Antonio Bannò, Luisa Borini, Edoardo Coen, Giordana Faggiano, Anna Mallamaci, Federico Benvenuto, Giuliana Vigogna
leggeranno alcune scene del testo.
Musiche
Dario Costa
Rassegna Cendic a cura di Maria Letizia Compatangelo e Rosario Galli
Coordinamento letture di Armando De Ceccon e Luisa Mariani
Grafica di Enzo Ferrara - Ufficio stampa Cendic Brizzi Comunicazione
Nell'immagine: tiara in ferro di Elvezia Allari. Foto di Beatrice Zambon