documenti collegati
TeatroTeatro.it
Un chiasmo sensuale. Un incontro incrocio sinestetico tra il corpo e la parola e una sinfonia poetica che affidandosi al ritmo, parafrasa la crisi ideologica e spirituale della primavera romana di Pier Paolo Pasolini. In una scena negra e nuda, che si apre tra rombi di tuono, colpisce subito la formula teatro danza, scelta dal neo duetto Lombardi Sieni, che fa de Le Ceneri di Gramsci un volo intimistico toccante e leggero. Una favola d'impegno politico dove le parole non militano ma navigano e ancheggiano tra le onde di un monologo. Qui Sandro Lombardi è voce e corpo, elegante e regale interprete, ma timido nelle movenze, dove l'attore si affida a Sieni in un'investitura fisica ed emotiva, tenera ed amichevole, che ricorda quel legame privilegiato sul file ruoge del contrappasso che legava Dante a Virgilio. Perché il coreografo, guida di nome e di fatto, è una fiaccola che pullula e accompagna il maestro di scena nel suo viaggio testimonianza. Sembra un'anguilla sulle punte che dimenandosi mima a colpi di torsioni, flessioni e saltelli ponderati quell'eco silente al canto-confessione del poemetto sibilato.
E l'armonia veicola e regna, senza niente togliere alla bellezza nostalgica del testo, regalando al pubblico un'ora piena dove tutto, anche il silenzio, nella messinscena ha un compito e un senso. Un monologo che è un anche dialogo: del poeta uomo con la sua coscienza ideologica e spirituale, dell'autore con la storia e le sue lotte sociali, dei due interpreti con il pubblico attento e vigile. Poi il dissenso esistenziale: "A che serve la luce? Forse ad ingannare..". E il rimpianto: "Mi capita spesso di amare il mondo...". Perché non c'è seduzione senza pentimento, vizio senza ritorsione per l'anima.
Dinanzi alla tomba di Antonio Gramsci - il motivo della croce ricorre più volte nella coreografia - l'anima di Pasolini si trascina, arranca nel dubbio, sprofonda nella pietas di un'identificazione, forse non più tale. Nell'amara consapevolezza del presente i corpi si abbandono a terra mentre nel rione del Testaccio i ragazzi giocano felici e isolati nella loro misera differenza. Poi la dipartita mentre sul fondo tra i fiori una nuova lapide, un piangente grido di commiato, recita quel triste "Me ne vado". La cenere si è fatta rossa. L'abbandono, un abbraccio.
Miriam Monteleone
News
-
Il compratore di anime morte
-
“L’eco der core” Roma com’era, Roma com’è nei testi e nelle canzoni di Roma
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa
-
Roma in versi
-
È nato il nuovo canale Instagram della Fondazione Teatro di Roma!
-
Teatro di Roma, nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione
-
Il Teatro di Roma diventa Fondazione
-
Carta Giovani Nazionale
-
Art Bonus - Sostieni il tuo teatro!