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Manfredini e questo pazzo pazzo mondo
09 febbraio 2008 pagina 12 sezione: MILANO
Artista raffinato e incontentabile, perennemente dedito a perfezionare creazioni in cui rivive, studia e reinventa la realtà della vita sua e di chi lo circonda, filtrandola attraverso le sue passioni artistiche e letterarie, Danio Manfredini è un autore totale che non smette di riproporre il suo lavoro nel tempo, come ci conferma la lunga serie di rifacimenti operati nelle successive riprese di Cinema Cielo e il ritorno di Tre studi per la Crocifissione in tournée per l' Italia l' anno scorso. E riecco ora Il sacro segno dei mostri, già visto debuttare al Mittelfest a luglio, riapparire, dopo una nuova serie di prove e delle lusinghiere escursioni in festival stranieri, limato e approfondito come si addice a una pagina ripresa dal passato del regista, portata al di là dei suoi contorni autobiografici per assurgere a studio della condizione umana, vista dalla parte degli irregolari soggetti a deviazioni mentali rispetto a quel che si usa considerare normale. In effetti Manfredini risale a quei dodici anni che, prima di cominciare a far teatro, trascorse in una comunità psichiatrica curando l' atelier di pittura, un' esperienza che, come lui stesso dichiara, ebbe una funzione di autentica "scuola di drammaturgia" grazie alle suggestioni offerte da quegli esseri attraversati dalla follia che riuscivano a esternare momento per momento il loro sentire. E quelle immagini ora ritornano all' interno dei muri bianchi interrotti da squarci bui della scena, dove spicca l' isolamento dei pazienti in preda a ossessioni che sfociano in monologhi inconcludenti di lamento o maledizione, di vane ribellioni e gridi disperati, tesi verso sfoghi artistici che non approdano a uno sbocco, gridando l' umiliazione di una sessualità frustrata. E silenzioso s' aggira tra loro il giovane Danio che alla fine si congeda e passerà al teatro vero, mentre il Manfredini attore dà vita a figure di giovani agitati o di anziani delusi, in particolare al sofferto ritratto di una donna anziana costretta in carrozzella che si impone per la coscienza dell' inutilità del suo esistere, privo di scopi e di vie d' uscita, senza sottrarsi però alla vena d' ironia sarcastica che è alla base di questo grande spettacolo, vissuto assieme all' autore con straordinaria partecipazione da Simona Colombo, Cristian Conti, Afra Crudo, Vincenzo Del Prete, Giuseppe Semeraro, Carolina Talon Sampieri e dagli spettatori all' unisono con emozione. Teatro dell' Elfo, via C.Menotti 11, 02/716791, ore 20.45, ingresso 20 e 10 euro, fino al 17 febbraio - FRANCO QUADRI
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