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DALLA RASSEGNA STAMPA
"Non è certo una novità La lunga notte di Medea, scritta da Corrado Alvaro e già inscenata due volte da Maurizio Scaparro, con la Adani e poi con la Papas, una da Daniel Schmid con Piera Degli Esposti, nonché da Geppy Gleijeses con Mascia Musy. Ora Giancarlo Cauteruccio la cala appunto nella calabresità sua e dell'autore, chiedendo a Peppe Voltarelli di corredarla con intensi interventi da opera rock eseguiti e cantati in diretta, come già era accaduto con Roccu u stortu, in alternanza ai lunghi monologhi auto persuasivi risonanti nell'enorme cavea scenica del Fabbricone pratese, coperta da grandi teli, che si verticalizzano su un fondo argenteo pullulante di visioni, a cominciare da quella della luna a cui si rivolge all'inizio la protagonista, giustificando il nuovo titolo dato alla pièce, Medea e la luna. Alvaro rinnova la tradizione conducendo al mitica eroina in una Corinto prossima al meridione a lui caro e al nostro tempo. Ed ecco il pallore malato di una Patrizia Zappa Mulas tremendamente cosciente, terrea sotto il rosso della fan chioma e della veste, conferire alla sua esasperata Medea l'immagine di un'immigrata appassita ma indomita che, sepolte le origini regali, si dispera per il futuro suo e dei suoi, ossessionata dalle angherie crudeli a cui vanno incontro i suoi piccoli e costretta a scegliere una soluzione disperata, precedendo le manovre del Giasone opportunista di Fulvio Cauteruccio e le decisioni politiche del Creonte di Paolo Lorimer. "
Franco Quadri - La Repubblica - 7 maggio 07
"[...]Lunga notte di Medea di Cauteruccio è uno spettacolo corale, in specie nell'uso (sono suonate dal vivo) e nella qualità delle musiche... Suggestive sono le due nero-vestite compagne di Medea, Laura Marchianò e Rosalba Di Girolamo ,e di convincente presenza Peppe Voltarelli, Paolo Lorimer e Fulvio Cauteruccio. Nella recitazione il timbro stilistico lo dà Patrizia Zappa Mulas, Medea: ella non si sottrae al furore quando necessario, né si nega allo spasimo e al dolore... La lunga notte è un dramma sulla fine del fascismo in cui, a torto o meno, la donna impedisce all'uomo di portare a compimento il suo piano. Si scontrano due opposte ragioni. A rigore, che la barbara ne abbia una umana e giusta è una contraddizione. Un'altra lo è che questa barbara, nello spettacolo di Cauteruccio, si esprima ragionevolmente. Ma sono contraddizioni che renderanno Alvaro più duraturo nella mia memoria."
Franco Cordelli - Il Corriere della Sera - 6 maggio 07
La luna inonda di luce una scena nuda in cui Medea, ignara del futuro che l'attende, vive ancora istanti di (pur se tormentata) felicità. Siamo al Fabbricone di Prato, dove Giancarlo Cauteruccio ha presentato in prima nazionale Medea e la luna, tratto dalla riscrittura di Euripide di sapore mediterraneo in cui si cimentò Corrado Alvaro a fine anni 40. Cauteruccio, che nel suo essere calabrese avverte in qualche modo un testimone passatogli da Alvaro (è fatalmente nato, precisa, nell'anno in cui scompariva il drammaturgo), dopo uno studio che vide addirittura Irene Papas nei panni dell'eroina chiede ora a Patrizia Zappa Mulas di dar vita a questo personaggio sfrondato da ogni eccesso e prepotentemente moderno (l'accostamento agli esiliati, agli stranieri non integrati, ai diversi non necessita di forzature, emerge con naturalezza dai dialoghi). Ecco dunque pochi ed essenziali personaggi, oltre alla Zappa Mulas il potente Giasone di Fulvio Cauteruccio (il migliore in scena) e il più misurato Creonte di Paolo Lorimer, contornati da cinque musicisti sistemati intorno alla scena come in un'irreale rosa dei venti. A loro il compito di fornire il prezioso contrappunto alle parole, attingendo ai canti della tradizione popolare calabrese riscritti da Peppe Voltarelli. In un gioco che quasi diviene teatro nel teatro, personaggi e comprimari sono seduti vis-à-vis al pubblico, in uno spicchio di platea ricavato in fondo alla scena. Postazione dalla quale si allontanano per recitare i loro ruoli, entrando nell'arena circondata da pedane rialzate ad altezze diverse in apparente disordine. Cauteruccio è riuscito a costruire un impianto scenico che calza al testo come un guanto, non rinunciando alle proiezioni (simboli della Grecia classica, minacciosi pugnali o innocenti volti di bambino) che sono quasi un biglietto da visita per il fondatore dei Krypton. Fino all'esplosione finale di rosso che macchia la scena, rompendone il bianco. Applausi convinti del numeroso pubblico. Valentina Grazzini - L'Unità - 14 maggio 07
Un'interpretazione ammaliante, avvolgente e strepitosa, quella di Patrizia Zappa Mulas nella Medea che Giancarlo Cauteruccio dei Krypton ha egregiamente messo in scena in prima nazionale al Teatro Fabbricone di Prato ... Una scenografia perfetta. Un incastro avvolgente tra la tragedia euripidea e le musiche originali suonate con strumenti antichi e moderni da quattro eccezionali musicisti. Uno spettacolo davvero da non perdere... Gli agganci all'attualità sono evidenti e danno forza alla splendida pièce senza togliere nulla all'evocazione del passato... David Fiesoli - Il Tirreno - 5 maggio 07
... Quella vista al Teatro Romano due sere fa era una Medea dal profilo speciale. Un profilo di emigrante che le ha dato lo scrittore calabrese Corrado Alvaro, alla fine degli anni '40: un ritratto di donna fatalmente vinta, riscoperto dal regista Giancarlo Cauteruccio, calabrese pure lui. In "Medea e la luna" basato su Lunga notte di Medea (1949) di Alvaro, la protagonista Patrizia Zappa Mulas riversava le penombre di un dopoguerra di cicatrici e paure che non possono non far pensare oggi ai migranti (Medea è una maga che viene dall'Est del mondo), ai rifugiati (Medea non può tornare in patria), alle età indifese (inermi sono i suoi figli), alla perseveranza che obbliga i vinti e gli spaesati a resistere e continuare proprio quando il gioco dei potenti si fa più duro. Roberto Canziani - Il Piccolo - 21 giugno 08
... La Medea di Giancarlo Cauteruccio, al Teatro Romano, su testo di Corrado Alvaro, ci restituisce una figura umanissima, sempre oscillante tra ratio e furor, dilaniata tra incertezza e paura. Non la strega di Ovidio, nella bella interpretazione di Patrizia Zappa Mulas, più simile invece a quella di Euripide, Medea vittima della paura dell'estraneo, del diverso, di ciò che è differente... Ovazioni.
Mary Barbara Tolusso - Il Gazzettino - 21 giugno 08
... La sensibilità di Cauteruccio non dimentica il momento storico di rappresentazione della Medea di Alvaro - 1949 - e guida l'abile regista a far indossare le uniformi fasciste a Giasone e Creonte nel ricordo che la sconfitta non è solo di Medea, perseguitata e respinta, ma anche di un momento storico amaro e poco distante. Brava la Zappa Mulas. Non di meno gli altri attori. Un successo.
Maria Primerano - Gazzetta del Sud - 14 maggio 07
... L'anonimo, prodigioso adattatore comprime la tragedia in cinquanta minuti di inarrestabile climax ascendente e la affida alla suggestione delle musiche, dei canti, delle luci e dei tre straordinari interpreti. Giancarlo Cauteruccio, incastonato nel suo trono come Aldo Fabrizi nel suo angusto scranno in C'eravamo tanto amati, sembra nato per la parte di Creonte, crudele e insieme patetico. Fulvio Cauteruccio, l'uomo del mare, che non appena compare in scena il bianco s'inonda d'azzurro e si sente il rumore di risacca, è un inetto Giasone di desolante squallore, monumentale nella sua vigliaccheria: e si noti che Alvaro poteva - voleva alludere, con questo personaggio, agli ex-eroi fascisti sopravvissuti alla guerra... Diafana la pelle, esile la corporatura, la voce dolce, quasi sommessa, priva di qualsiasi accento e lievemente rauca, Patrizia Zappa Mulas, vaso di pandora di finezze interpretative, è una Medea umanissima, di sconcertante modernità, debole eppure così forte, sottoposta a continue e quasi insostenibili prove eppure mai destinata a spezzarsi... Giulia Tellini - Drammaturgia - 8 dicembre 08
... Non è un caso che Cauteruccio tocchi proprio con questo allestimento il punto più alto del suo percorso artistico. La sua è una commovente, sensoriale, personale ricerca del tempo perduto. Impregnano e trasfigurano lo spazio gli odori, le luci del Mar Jonio; ritornano da un lontanissimo passato i suoni e i canti che legano l'antico insediamento di Lokroi Epizephyrii al cuore della Grecia.
Lucia Tempestini - In Scena - giugno 07
... La fluida e originale messa in scena di Giancarlo Cauteruccio ha abbracciato gli attori con suoni e canti intrisi di meridionalità, che Peppe Voltarelli ha eseguito con i suoi musicisti... Il pubblico ha regalato alla fine un lunghissimo, meritato applauso. Christian Chiaruzzi - Giornale di Sicilia - 27 luglio 08
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