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tratto da MICHELANGELO - VITA
DIARIO DI LAVORO
13.10.2014 - 16.11.2014
di Silvia Moretti
con intervista ad Antonio Piovanelli e Giacomo Andrico
Ho iniziato a lavorare in teatro facendo molte esperienze; poi mi sono avvicinato al cinema e al documentario, e mi sono accorto che dovevo imparare tutto di nuovo rispetto al mestiere del teatro … era come ricominciare da capo; il cinema mi ha aiutato a capire il teatro e viceversa.
“Il cinema è il linguaggio scritto della realtà” diceva Pasolini: devi stare nella situazione che stai vivendo,
devi lasciare che le cose accadano, devi capire ciò che è veramente importante filmare. Nel cinema bisognerebbe essere come gli oggetti,sacri! Tuttavia, per arrivare a tale sottrazione, non è importante quello che fai, ma ciò che sei nella situazione: devi essere nello spazio, nella scena, nell’atmosfera.
Nel teatro, invece, per come è stato immaginato, ci sono il palco e il pubblico, e sul palco si attua un linguaggio più complesso; nel teatro c’è la preoccupazione di dover comunicare ad un ampio pubblico; il teatro è un’idea, non una ripresa della realtà; nel teatro, il personaggio rimane un eroe dal linguaggio
articolato, persistono una matematica e una geometria nelle coreografie, un’architettura simbolica per lo spazio scenico, mentre nel cinema basta anche solo riprendere un muro scrostato e si ottiene un piano realistico straordinario; in teatro si ha un’amplificazione che parte dal palco e va verso il pubblico, mentre nel cinema è l’occhio dello spettatore che si avvicina allo sguardo dell’attore fino ad entrare nei suoi pensieri, nella sua anima; di conseguenza un attore deve sussurrare. Per me il cinema è soprattutto contemplativo.
Nel momento in cui si fa teatro o cinema ci si accorge che l’oscillazione è sempre fra il mondo costruito del teatro e quello più fluido e vero del cinema; già Shakespeare diceva che il gesto di un attore doveva essere minimale, e Goldoni sottolineava come ciò che accadeva sul palco dovesseessere verosimile.
Ciò che mi ha portato a lavorare con Antonio è la sua ricerca di piani reali: cerca il vero sul palco e questo è molto vicino al modo in cui io amo lavorare; gli attori che si raccontano non mi attraggono. Antonio non si rappresenta, Antonio è un eroe umile e con questa sua umiltà ha rappresentato Michelangelo mostrandolo nella sua umanità miserevole.