uno spettacolo scritto e diretto da Nanni Garella
ispirato all'opera di Pier Paolo Pasolini
scene Antonio Fiorentino
luci Gigi Saccomandi
costumi Claudia Pernigotti
con Silvia Giulia Mendola
e gli attori di Arte e Salute
produzione Nuova Scena - Arena del Sole - Teatro Stabile di Bologna
Associazione Arte e Salute onlus
orari spettacolo
ore 20.30
Dov'è nato Edipo? Dov'è finito Edipo? In quale quartiere, di quale città trascina i suoi occhi spenti? Vive accanto a noi, in una periferia, o in un ospizio, o in un lager? Ha una casa? Ha dei diritti? O è solo un disadattato sociale, un re spodestato, il padre di una famiglia dispersa? Ed è padre o soltanto un figlio? Nell'abisso che ci separa dalla verità della nostra esistenza umana, Edipo ci ammonisce dal profondo delle sue orbite vuote, ci spinge a fare uno sforzo di chiarezza, a fare luce nel profondo dell'anima, oltre le ingannevoli apparenze della materialità della vita.
Nanni Garella
Da diversi anni Nanni Garella conduce presso l'Arena del Sole un suo percorso teatrale, decisamente fuori dai condizionamenti di tournée e borderò, ma basato invece sull'uso di una teatralità diversa, con un gruppo di pazienti "psichiatrici" raccolti e curati nell'Associazione Arte e Salute. In passato quel gruppo così eterogeneo e vitale si è misurato con Pirandello come con Pinter. Questa volta la scommessa si moltiplica, perché il testo di riferimento non è di origine teatrale ma cinematografica.
Infatti si tratta della sceneggiatura che Pasolini scrisse per il suo Edipo re, e da quel mitico film che nasce questo Edipo ricco e inquietante.(...) Quasi una saga familiare da raccontare e ascoltare nelle aie padane. Dove risuonano echi del Novecento di Bertolucci, ma anche lancinanti sospiri pasoliniani su un greto di fiume o in una borgata romana. Perché oltre ai corpi degli attori ci sono le voci, indimenticabili e penetranti. Voci dal forte accento padano che sprofondano il racconto nella natura carnale della campagna. Tanto che rispetto agli altri, il protagonista Edipo, colpevole e vittima di quel tragico incastrarsi di eventi, si differenzia prima ancora che per la prestanza, per diversità della lingua. Il suo accento fortemente meridionale si fa ricchezza di una diversità incolmabile, che lo mette fuori della legge come anche fuori da ogni umanità "normale". Un percorso coinvolgente, che da quegli scranni consente al pubblico di affacciarsi davvero su una interiore e perturbante anatomia esistenziale.
Gianfranco Capitta «Il Manifesto»