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scritto da Michele De Vita Conti e Giuseppe Battiston
regia Michele De Vita Conti
con Giuseppe Battiston
musiche originali Riccardo Sala
aiuto regia Elia Dal Maso
produzione Fondazione TPE in collaborazione con IMAIE
Premio Ubu 2009 - miglior attore
Premi ETI Gli Olimpici del Teatro 2009 - miglior interprete di monologo
Premio Hystrio - Teatro Festival Mantova 2009
orari spettacolo
ore 20.30
domenica ore 18
lunedì riposo
Due protagonisti in scena: il grande maestro di Hollywood e Broadway e la luce che, attraverso un uso sapiente dei riflettori, fa da contrappunto al recitato, lo sottolinea, avvolge e mostra, nella sua scabra verità di uomo, Orson Welles. Giuseppe Battiston non ha bisogno d'altro - a parte pochi oggetti di scena che, come nel miglior teatro skakespeariano, suggeriscono più che rappresentare - per ridare carne e sangue all'attore, sceneggiatore e regista statunitense.
Un monologo asciutto, un roast - ossia un panegirico non ai fini di esaltare ma di ridicolizzare il protagonista e narratore dello stesso - per raccontare in poco più di un'ora, con accento e sarcasmo smaccatamente anglosassoni, momenti geniali o squarci di intimità di un uomo che ha contribuito a costruire quella macchina dei sogni che è il cinema perché, come lo stesso Battiston afferma nei panni di Welles, questi avrebbe voluto fare l'illusionista e, se l'arte è finzione, chi altri è il regista se non colui che incanta il pubblico esibendo le proprie magie?
Abbiamo provato ad evocare il grande maestro, per avere occasione di rendergli omaggio. E la forma più opportuna per farlo, ci è sembrata quella del "roast", che potremmo qui tradurre, più che letteralmente come "arrosto", come "elogio al contrario".
Un feroce panegirico che i potenti e le celebrità, soprattutto nei paesi anglosassoni, si autoinfliggono, tramite amici e colleghi, per celebrare le grandi occasioni.
Abbiamo cercato anche di immaginare come sarebbe un breve incontro con Orson Welles, se potesse, solo per un'ora, tornare a stare tra noi. Ci parlerebbe della sua vita, dei suoi film, della sua meno conosciuta carriera teatrale? Ci svelerebbe qualche segreto della sua tecnica straordinaria o spenderebbe tutto il tempo a disposizione a raccontare aneddoti esilaranti? Scaglierebbe, indignato, invettive contro i nemici di allora e gli orrendi tempi moderni o ne sorriderebbe bonariamente?
Probabilmente tutto questo e chissà cos'altro ancora.
Ci piace ricordarlo così. Genio infinito e grandissimo cialtrone. Senza nulla da nascondere, con ancora moltissimo da offrirci, per sempre in grado di stupirci.
Michele De Vita Conti e Giuseppe Battiston
«Mitico. Con quella sua stazza corpulenta, la barba, il sigaro, e il parlare tronfio e sornione, il friulano Giuseppe Battiston incarna un omaggio scellerato e beffardo a Orson Welles (...) un cameo da fuoriclasse, da peso massimo corrosivo ed eccessivo.
L'attore è superbo nei panni d'un genio sottoposto alla graticola. Non a caso si intitola Orson Welles' Roast...»
Rodolfo di Giammarco, «La Repubblica»
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