documenti collegati
Intervista Natalia Kaliada – Belarus Free Theatre
Natalia
Prova a immaginare che sei seduto una sera a chiacchierare con un amico, si parla della famiglia, di progetti futuri e la mattina dopo lui viene rapito e ucciso; era un amico di mio marito e si chiamava Dmitry Zavadskij, era semplicemente un cineoperatore. Prova ad immaginare che tu sia rilasciata dalla prigione e vorresti chiamare un amico per farti venire a prendere: ma non c'è nessuno da chiamare, sono tutti in prigione. Sono stata io che ho provato a chiamare gli amici dopo 20 ore di fermo quando fui minacciata di stupro con la gamba di una sedia, quando mi dissero che a loro confronto i nazisti sarebbero stati un bel sogno per me. Quegli amici che allora avrei voluto chiamare, oggi sono ancora in prigione. L'anno scorso quando in Bielorussia c’erano -30°, sono stati prelevati dal carcere del KGB, denudati, torturati e sottoposti all'elettroshock. Prova a immaginare che esci da casa con addosso un paio di pantaloni e un giubbotto jeans sapendo che tanto tra lì a poco rientrerai e rivedrai la tua famiglia. Mio marito, mia figlia ed io siamo stati aiutati da nostri amici ad uscire clandestinamente dalla Bielorussia cambiando molto spesso mezzi di trasporto. Mai avremmo immaginato che non saremmo più tornati a casa. Mai avremmo immaginato che ogni volta che incontravamo leader politici mondiali come Hillary Clinton o Nick Clegg per chiedere di imporre sanzioni economiche al dittatore, avrebbero fatto irruzione in casa dei nostri genitori. Non avremmo mai più rivisto mio suocero, lui non ha retto a tutte le irruzioni del KGB ed è morto d'infarto. Non immaginavamo che i servizi speciali avrebbero cercato di mettere nostra figlia in un orfanotrofio per impedirci di parlare. Il nostro amico Andrei Sannikov candidato dell'opposizione alle elezioni presidenziali è stato malmenato e torturato dalla polizia; hanno steso i loro scudi sulle sue gambe e ha cominciato a saltarvici sopra, proprio per rompergli le gambe. Hanno arrestato anche sua moglie Irina e minacciato di mettere il loro figlio di quattro anni in un orfanatrofio. Andrei comunicava scrivendo delle favole per suo figlio. Ogni volta che Irina riceveva una di queste, noi sapevamo che le torture sarebbero state sospese. Sono quattro mesi che non riceviamo più le sue favole.
Nonostante tutto questo, la comunità europea non ha mai fatto nulla di concreto per mettere fine a una dittatura che dura ormai da diciotto anni. La Bielorussia dista soltanto due ore e mezzo di volo da Londra ed è l'ultimo stato in Europa con una dittatura.
Quanto è difficile per un artista esprimere la sua creatività in Bielorussia?
Natalia
E’ difficile sopravvivere come essere umano in Bielorussia come in tutti i regimi di dittatura. In questi casi la scelta è molto semplice o sei una persona che tradisce i propri principi morali oppure no. La stessa cosa vale per gli artisti, è impossibile essere artisti se ci sono delle zone tabù che non puoi mettere in discussione attraverso l’arte. Ad esempio: in compagnia ci sono gli stessi attori di quando iniziammo sette anni fa; soltanto quest'anno si è aggiunta una nuova attrice. Non sono in molti a voler mettere a rischio il proprio impiego statale, il loro alloggio, la loro istruzione e magari essere picchiati e arrestati com'è già successo ad alcuni della nostra compagnia. Se oggi stanno emergendo nuovi attori è solo perché stiamo formando una nuova generazione di giovani che non temono nulla e vogliono cambiare la loro vita.
Oggi abbiamo soltanto un regista cinematografico geniale, Yuri Khaschevatskiy, il quale è stato duramente malmenato a causa dei suoi film; il leader d'un complesso musicale “very strong”, i Liapis Trubetskoy, è stato accusato di aver criticato il dittatore perciò ora i loro concerti sono stati vietati. In questo momento in Bielorussia esiste una lista nera di artisti; i nostri nomi ci sono ma ci sono anche quelli di chi ha aderito a Artistic Global Campaign Free Belarus come Tom Stoppard, Jude Law, e Kevin Spacey. Tutti i film che riguardano la questione bielorussa o che sono interpretati da questi attori non possono essere trasmessi nel nostro paese
I membri della vostra Compagnia possono tornare in Bielorussia e quali problemi ci sono ancora?
Natalia
Dopo i sanguinosi scontri del dicembre 2010, i nostri attori non partono più direttamente dalla Bielorussia; in quei giorni, infatti, stavamo per partire da Minsk per una tournée negli Stati Uniti e solo un cambiamento di programma deciso all’ultimo momento dal nostro partner americano ci ha salvato la vita.
Infatti, abbiamo saputo che - al nostro ritorno a Minsk il 3 gennaio - avremmo trovato ad aspettarci all’aeroporto il KGB. Avevano già perquisito i nostri appartamenti e interrogato i nostri familiari; e proprio questi ultimi ci hanno inviato dei messaggi avvertendoci di non tornare in Bielorussia perché forze speciali dell’Intelligence ci stavano aspettando per arrestarci.
Non è una situazione facile, l’anno scorso è stato un anno molto complicato, a volte pensiamo che potremmo interrompere la nostra attività per molte ragioni, continuiamo a sopravvivere artisticamente ma economicamente nostra situazione è molto difficile.
Come fate a continuare la vostra attività?
Natalia
Nonostante tutte le difficoltà, l’attività della Compagnia sta crescendo; in questo momento ci sono 25 persone che lavorano ogni giorno con risorse minime, ma hanno fatto la loro scelta; e anche se la Bielorussia è considerata nemica di internet da Reporter senza Frontiere (ed è vero), l’unico modo per noi di continuare la nostra attività è comunicare attraverso Skype.
Vladimir Shcherban, regista di A flowers for Pina Baush e Being Harold Pinter ha provato con i nostri attori a Minsk comunicando con loro attraverso Skype.
Nikolai Khalezin che è il cofondatore e co-direttore artistico della Compagnia insieme a me e a Vladimir, ha appena parlato via Skype con dei nuovi allievi ai quali i nostri attori insegnano clandestinamente in Bielorussia.
Abbiamo fatto questi colloqui con più di cinquanta persone da Londra dall’appartamento di un nostro amico, dove attualmente viviamo.
A quattro di noi è stato dato lo status di residenti a Londra: è triste ammetterlo, ma siamo diventati homeless; le nostre case sono in Bielorussia, ma non possiamo tornarci così i nostri amici ci hanno dato un posto dove stare a casa loro.
Nonostante questo le nostre attività continuano: le prove si svolgono quotidianamente e gli spettacoli tre volte a settimana. Parallelamente ci impegniamo per la liberazione dei prigionieri politici nel nostro paese.
Nell’ultimo anno Nikolai ed io abbiamo avuto molti incontri con i più alti livelli politici dell’Unione Europea e di Washington nell’ambito della campagna Free Belarus Now.
Progetti?
Natalia
Abbiamo creato per il Festival di Edimburgo dello scorso anno Minsk 2011: a response to Cathy Acker con la regia di Vladimir Shcherban; per questo spettacolo ad Edimburgo abbiamo ricevuto un importante premio dedicato alla “Nuova Drammaturgia”.
Anche io ho scritto una parte del testo, parla della Bielorussia che affronta i problemi pubblici e politici visti attraverso varie le sfaccettature della sessualità di ognuno.
Poi ci sono due nuove produzioni che stiamo provando: King Lear che andrà in scena per il Globe to Globe Festival che si svolgerà al Globe Theatre di Londra durante i Giochi Olimpici. E’ la prima volta che affrontiamo Shakespeare ed è un’occasione unica per la lingua bielorussa, che è una lingua vietata nel nostro paese, quella di poter essere ascoltata in un contesto storico così importante come quello dei Giochi Olimpici.
Poi ci sarà Trash Cuisine, che parlerà della pena di morte che è stata rafforzata in Bielorussia. La Bielorussia, infatti, è l’unico paese in Europa, dove è ancora in vigore la pena di morte.
Stiamo cercando di disegnare una nuova mappa dell’Europa attraverso questo tema; lo spettacolo sarà prodotto in collaborazione con l’European Cultural Foundation e con il patrocinio della famiglia reale olandese; la regia sarà di Nikolai Khalezin.
L’Europa dovrebbe essere capita attraverso i problemi degli altri continenti. La storia dell’Europa è legata a un passato coloniale e non è possibile osservarla come punto di riferimento. E inoltre bisogna tenere in considerazione tutti i nuovi paesi che sono entrati a far parte del vecchio continente e come tutto questo possa condizionarne lo svilluppo.
Quindi ci sono molte attività in cantiere, ma la nostra esistenza può cessare in ogni momento se non riceviamo fondi per mantenere viva la compagnia in Bielorussia.
Che tipo di sostegno avete ricevuto dalla comunità artistica internazionale e che impatto questo ha avuto sull’attività del Belarus Free Theatre?
Natalia
Nel 2007 quando abbiamo iniziato la Global Artistic Campaign Free Belarus il nostro primo supporter fu Mick Jagger; poi Tom Stoppard e Vaclav Havel registrarono un video-appello al popolo bielorusso: due settimane più tardi siamo stati arrestati insieme ai nostri spettatori.
Nel 2007 già facevamo tournée in diversi paesi nel mondo ricevendo una buona attenzione per il nostro lavoro, ma avevamo la necessità di chiedere aiuto ai colleghi degli altri paesi, affinché esprimessero la loro solidarietà con la Bielorussia. Quindi fin dal principio e ancora oggi, continuiamo a chiedere sostegno non per noi, ma per la gente che sta in Bielorussia.
Ci sono stati molti video-appelli di grandi artisti come Jude Law, Kevin Spacey, Sam West, Alan Rickman, Ian McKellen e potremmo continuare a citare molti altri nomi: gente fantastica che si è mossa per il popolo bielorusso. Questi sostegni hanno dato un segnale forte alle autorità bielorusse: il popolo bielorusso è sostenuto da altra gente e l’intervento di questi grandi artisti ha reso più forte la voce di chi si trova in prigione.
I membri della Compagnia sono stati arrestati insieme ai loro spettatori, perché Mick Jagger ha dichiarato che si sarebbe esibito in Bielorussia solo dopo la fine della dittatura e ha manifestato il suo pieno sostegno a tutti coloro che combattono per la libertà.
E’ stato terribile per il dittatore perché i dittatori sanno che gli artisti hanno a cuore le persone e non gli interessi geopolitici nè gli affari economici come i leader europei.
Il fatto che artisti di questo calibro sostengano la nostra causa ci dà la forza per continuare a lottare per i prigionieri politici, sapendo che se ci accadesse qualcosa loro continuerebbero a battersi per noi.
Quel giorno nel 2007 siamo stati rilasciati dopo che Tom Stoppard, già diventato il nostro “terzo padre” – come noi lo chiamiamo – ha informato del nostro arresto i media inglesi e la notizia è stata pubblicata sui giornali di tutto il mondo. Questo ci ha permesso di essere rilasciati e di attirare l’attenzione sul nostro paese dove tuttora ci sono prigionieri politici che vengono torturati.
Il 19 dicembre abbiamo lanciato ‘The artist manifesto’ con venti artisti di tutto il mondo, compreso Ai Wei Wei, che dichiarava lo stato di emergenza in Bielorussia.
Il 16 dicembre abbiamo ricevuto una lettera da Vaclav Havel dispiaciuto di non poter fare nulla di più per noi in quel momento a causa del suo cattivo stato di salute ma avrebbe certamente firmato il Manifesto. Due giorni dopo purtroppo Vaclav Havel è morto. E’ stato un impatto sulla nostra vita quotidiana e ogni nostro pensiero va a lui soprattutto quando siamo stanchi morti.
Se un uomo come Havel in punto di morte stava pensando alla nostra causa dobbiamo ritenerci fortunati di essere stati portati fuori clandestinamente dalla Bielorussia e di non essere ora in prigione e tutto questo ci deve dare la forza per fare il possibile per tirare fuori dal carcere la nostra gente.
News
-
Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa
-
Roma in versi
-
È nato il nuovo canale Instagram della Fondazione Teatro di Roma!
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Teatro di Roma, nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione
-
Il Teatro di Roma diventa Fondazione
-
Carta Giovani Nazionale
-
Art Bonus - Sostieni il tuo teatro!