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Altrove si sperimentano riunioni di famiglia e una sindrome di Alzheimer di cui poteva essere affetto il padre del mitico Amleto, privo di ricordi, solo formalmente ancora re: il Preamleto di Michele Santeramo, col marchio del Teatro di Roma, costringe in un rifugio di cemento questo maturo monarca (un delicato, patologico, encomiabile Massimo Foschi), la moglie Gertrude (una carismatica, insidiosa Manuela Mandracchia che già tresca col cognato Claudio), il principe Amleto (un umorale ma sedato Matteo Sintucci cui il genitore ora sconsiglia la vendetta, per preservarlo dal potere), lo zio Claudio (un apatico ben ignavo Michele Sinisi), e Polonio (il faccendiere Gianni D’Addario). Il re padre viene indotto a scomparire e sarà il fantasma del figlio. Un prequel cinico, con regia centrata da Veronica Cruciani che è un metronomo al servizio di spregiudicatezze per l’egemonia.
Rodolfo Di Giammarco
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