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1 aprile 2008
Nicola Arrigoni
Il mercante di Venezia di Shakespeare nella lettura olistica di Massimiliano Civica è un esempio di lettura drammaturgica acuta e intelligente. Il lavoro di Civica su Shakespeare si pone nella direzione della lettura scenica dei grandi classici, testi di prova per la contemporaneità. Si dirà che la forma scelta dal regista si dimostra non solo duttile rispetto ai testi che di volta in volta affronta, ma anche un efficace strumento ermeneutico di lettura dell'ipertesto, ovvero dei collegamenti alla pratica teatrale e alla poetica scenica di cui sono intessuti i testi shakespeariani. Assistere a Il mercante di Venezia di Massimiliano Civica non è assistere alla ripetizione di un cliché: il rigore e la sottrazione scenica in favore della parola e dell'attore. Massimiliano Civica ha dimostrato di saper condurre un ottimo lavoro drammaturgico, sciogliendo i nodi narrativi del testo e restituendolo - in un'ora e mezza e con soli quattro attori in scena - in tutta la sua complessità. Il rito è quello di sempre: attori immobili, questa volta con il lusso delle maschere che indossano e tolgono con matematica precisione, uno spazio scenico vuoto, quattro sedie e una recitazione costruita sull'uso non accademico dei toni, ma assolutamente controllata e in grado di assecondare il respiro del testo. L'effetto di tutto ciò è all'inizio spiazzante, ma poi diviene una griglia in cui il testo e la lettura della storia dell'amicizia/amore di Bassanio (Oscar De Summa) e Antonio (Angelo Romagnoli), dell'amore di Bassanio per Porzia (Elena Borgogni), della lotteria dei tre scrigni, ma anche del ruolo dell'ebreo Shylock si compongono sotto un'unica parola: la forza dell'amore e della passione. In questa prospettiva Shylock (Mirko Feliziani) finisce con l'essere un semplice intermediario e non l'ebreo condannato dalla furia antisemita della Venezia mercantile. Tutto si svolge all'interno di un mondo di mercanti, in cui il denaro e la ricchezza sono naturali materie di scambio con cui si misura tutto, l'amore e la vita, la morte e il dolore. Il ruolo di Shylock è fornire semplicemente la cifra richiesta da Antonio per assecondare la passione di Bassanio, in nome di un legame amicale e amoroso di cui non vuole perdere il predominio. Massimiliano Civica mette in primo piano la vicenda di Porzia e lo fa avvalendosi di un'attrice assolutamente pregevole: Elena Borgogni e con un elegante movimento di danza che segna ogni volta l'ingresso a Belmonte. Il rito dei tre scrigni è cadenzato con intelligenza e affidato alla visibilità risolutrice delle maschere. Gli unici che sembrano scampare alla dittatura del denaro sembrano gli amanti Jessica e Lorenzo - stilizzati in siparietti in maschera di sapore deberardinisano - che frequentano l'utopia disinteressata del sogni, piuttosto che la passione mercanteggiata della Venezia di Bassanio, Antonio e Shylock. Il Mercante di Venezia di Massimiliano Civica ha confermato la felice vena creativa del regista romano e il rigore di una ricerca drammaturgica e registica che alla forma affidano la cornice di una non comune dote di lettura del testo teatrale. Alla fine dello spettacolo si rimane basiti, ci si rende conto di aver assistito non ad una riduzione di Shakespeare, ma alla messa in atto dei meccanismi drammaturgici del grande autore, sciolti nel rigore dei movimenti e della recitazione col fine onesto e ‘didattico' di raccontare con acume la vicenda di Shylock e del mercante Antonio, due volti della stessa Venezia, metafora di un mondo governato e misurato sul denaro, un mondo che ci appartiene e che nell'amore può avere la sua salvezza, paradossalmente l'amore disinteressato di Jessica e Lorenzo e non quello calcolato di Bassanio per Porzia. Vedere per credere...
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