documenti collegati
di William Shakespeare
ideazione scenica, regia e con
Alessandro Gassmann
traduzione e adattamento Vitaliano Trevisan
con Alessandro Gassmann
e con (in ordine di apparizione)
Mauro Marino, Giacomo Rosselli
Manrico Gammarota, Emanuele Maria Basso
Sabrina Knaflitz, Marco Cavicchioli
Marta Richeldi, Sergio Meogrossi
e con la partecipazione di Paila Pavese
scene Gianluca Amodio
costumi Mariano Tufano
musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
videografia Marco Schiavoni
orari spettacolo
ore 21.00
giovedì e domenica ore 17.00
sabato ore 19.00
lunedì riposo
durata
2 ore e 30 minuti più intervallo
ABBONATALE CARD 2013
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Teatro Stabile del Veneto,
Fondazione Teatro Stabile di Torino,
Società per Attori con la partecipazione produttiva
di “LuganoInScena"
“La decisione di affrontare, per la prima volta anche da regista, un capolavoro di Shakespeare non è disgiunta dal felice incontro artistico con Vitaliano Trevisan. Ho sempre avuto nei riguardi del Bardo, forse per l’incombenza di gigantesche ombre familiari, un approccio timoroso; le messe in scena dei suoi capolavori, non sono mai riuscite a coinvolgermi del tutto, forse per la difficile sintonia con un linguaggio così complesso e articolato ma anche, in molte traduzioni, oscuro e arcaico. Un “ostacolo” che mi ha sempre impedito di immaginare una messa in scena in grado di restituire l’immensa componente poetica ed emozionale e allo stesso tempo di innervare d’asprezza contemporanea il cuore pulsante ed immortale dell’opera shakespeariana attraverso il registro comunicativo a me più congeniale, ovvero quello della modernità e dell’immediatezza.
La lettura di un adattamento di un testo di Goldoni curato sempre da Trevisan, sorprendentemente moderno e originale ma anche accurato e rispettoso dell’autore, ha fatto scattare in me l’idea che quel tipo di approccio potesse essere altrettanto efficace nei riguardi dell’opera di Shakespeare che da anni sognavo di rappresentare: Riccardo III. Ci siamo trovati concordi nell’idea di trasmettere i molteplici significati di questo capolavoro attraverso una struttura lessicale diretta e priva di filtri, che liberasse l’opera da ragnatele linguistiche e ne restituisse tutta la complessità, la forza, la bellezza e la sua straordinaria attualità”.
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