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Roma. Gli anelli di Saturno

12 – 24 luglio 2015

un progetto di
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Insieme a altre iniziative del Teatro di Roma ecco un altro piccolo tassello, ulteriore contributo per far diventare il Teatro India quello che merita di essere: un teatro della città.

Lo spettacolo

Un progetto triennale immerso nella città, a partire dal titolo del libro di W. G. Sebald, Gli anelli di Saturno. Dice lo scrittore nelle prime pagine di questo capolavoro: “Ciò che sta fuori sta dentro, ciò che sta in basso sta in alto. È lo sguardo di Flaubert che in un granello di polvere sull’orlo di un abito di Madame Bovary riusciva a vedere l’intero Sahara portato fin lassù, volato attraverso mari e montagne per posarsi sulle pagine di un romanzo”. Ci interessa indagare con questo sguardo ampio, obliquo e che va a scavare nella realtà con le armi della finzione l’area che comprende e circonda il Teatro India.
Il Teatro India, i suoi dintorni, il quartiere Marconi sono al centro di un progetto triennale che il teatro di Roma produce con la compagnia Deflorian/Tagliarini di cui si potranno seguire nelle prossime due settimane le prime aperture. Il 12 e il 19 luglio (dalle ore 16.30) ci saranno due camminate a cura di Valerio Sirna che partendo dal quartiere porteranno il pubblico a scoprire aspetti di Roma che nella vita quotidiana irrimediabilmente ci sfuggono. Il 15 luglio alle 19.30 avverrà al teatro India un dialogo aperto al pubblico sui primi risultati del laboratorio sul territorio che un gruppo di performer ha intrapreso con gli urbanisti Alessandro Coppola e Vanni Attili. Dal 20 al 24 luglio (alle ore 17 e alle ore 19) ci sarà una performance di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini  Quando non so cosa fare cosa faccio. Partendo dal Teatro India questa azione porterà letteralmente fuori dalla sala teatrale un piccolo gruppo di spettatori alla volta lungo via Marconi, i suoi negozi, i suoi palazzi, le sue panchine che con il caldo sono abitate da gruppetti di anziani in cerca di fresco, cercando un filo che colleghi questi due territori che per quanto vicini, sembrano distante anni luci, sia per chi frequenta il teatro India che per chi abita o lavora lungo via Marconi.

Scegliere via Marconi vuol dire inevitabilmente ripensare a quando nell’immediato dopoguerra è nato questo quartiere, sogno di una modernità che oggi guardiamo in tutt’altro modo da quella classe media che vedeva nel trasferimento in un quartiere ‘nuovo’ un segno di un futuro di progresso che non si sarebbe mai fermato.  Vicino a via Marconi, in un palazzina moderna che si affaccia sul Tevere con vista sul gasometro, è stato ambientato nel 1965 il film Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli. La figura di Adriana, splendidamente interpretata da una giovanissima Stefania Sandrelli è segno poetico e potente di questa trasformazione.

Le cuffie degli spettatori e il microfono dei performer permetteranno di seguire le piccole azioni e i pensieri come in un cinema immaginario, senza che il tutto diventi in nessun modo una “guida a paesaggi ordinari”. Quando non so cosa fare cosa faccio è lo studio su una condizione: la condizione dell’improduttività, del non fare, del vagare, del perdere tempo. Dimensioni dimenticate o solo ambite in questa vita dove tutto ciò che non è produttivo non trova più spazio.

Con gli urbanisti Alessandro Coppola e Vanni Attili, condividiamo un laboratorio di due settimane con 12 performer, Viaggio in India, per affinare sguardo e strumenti di restituzione di cui si vedranno gli effetti nei successivi ‘anelli’ del progetto.

Quando non so cosa fare cosa faccio? è una prima azione performativa di Deflorian/Tagliarini (ogni volta per un numero limitato di spettatori) per condividere quella zona di intimità che è quel muoversi a vuoto, estenuante a volte, ma il più delle volte illuminante, che tra noi chiamiamo “cincischiare”. Dove andiamo quando finalmente smettiamo di produrre? Si aprono paesaggi reali e paesaggi della mente. Ha detto Werner Herzog in una intervista: “Ho la capacità di guardare fuori dalla finestra per giornate intere, anche quando fuori non succede niente. Posso sembrare catatonico, ma dentro di me non lo sono affatto. Magari nella mia anima stanno infuriando delle tempeste”.

Mamma Roma_ Esplorazioni urbane / Pratiche della percezione a cura di Valerio Sirna

Camminare lungo i bordi della città. Avventurarsi percettivamente nella “nudità del mondo” tra i paradossi e gli interstizi del reale. Sostare, stare in ascolto, sperimentare la contiguità tra corpo e paesaggio. http://www.casadom.org/progetto-mamma-roma.html

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