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Claudio ha scritto il testo nel 1962.
Da allora sono passate generazioni, non solo di telefonini. Quella scrittura genera azione che si abbandona al dramma popolare e l'interpretazione di oggi cerca, generazioni dopo generazioni, il nesso con il teatro classico nel senso primitivo e primordiale, intriso di religiosità per quello che vale la pena intendere, cioè intriso di violenza e vita, passione e morte. Certo lo si fa in maniera moderna dopo aver vissuto e praticato molteplici sottrazioni, scaturito intuizioni che hanno segnato le tappe del nostro percorso teatrale. La parola, mai bandita in passato, solo sostituita da atti più significativi, torna ad essere impiegata ma per dimostrare la sua impotenza di fronte alle cose che nessuno sa come se le parole impiegate quotidianamente rivelassero afasia. I personaggi parlano a frammenti staccando le parole da un ammasso di pensieri esageratamente più grandi delle loro possibilità di espressione; è il loro ritmo interiore che vuole essere messo in evidenza.
La dimensione sociale è una famiglia: padre, madre, figli. Perla, la figlia intorno alla quale ruota la vicenda, attende una figura maschile che dovrà portarla via, con sé; a cui si è offerta; verso cui ha incanalato il flusso delle sue passioni, del suo amore, del suo sacrificio, del suo desiderio. Durante questa attesa la scovano i suoi familiari che tentano di riportarla a casa, con loro. Ma l'attesa, per lei, diviene contesa tra l'apparenza che gli altri le attribuiscono e un dialogo interiore per riuscire a comprendere ciò che prova e sente per come è. Una ricerca affannosa di risposte in una dimensione religiosa che si colora di mistica, quasi un contrappeso al rigore della razionalità tecnica, a cui va sempre più uniformandosi il mondo in cui ci tocca vivere.
Il Prof. Luigi Mantuano, nostro amico, filosofo ed esperto di mistica dopo aver letto il testo ci ha scritto: "la figura di Perla si staglia in tutta la sua purezza, portatrice di un'Alterità che è propria di ogni figura autenticamente mistica......Il tema della follia dovuta alle cose che "nessuno sa" e quello dell'ubriacatura sono strutture classiche del linguaggio mistico-religioso......Perla è sorpresa dall'amore, non lo vuole e non lo cerca, le accade: la volontà non c'è più...Di fronte ai suoi tristi equilibri familiari, risponde con l'amore che annichilisce e che sospende anche le categorie del bene e del male. Ciò la rende muta di fronte a Lui: la figura maschile che attende; di questa attesa è sigillo il dolore........."
La scena è lo stesso luogo che contiene noi e voi: il teatro.
Pochi elementi scenici: pneumatici di ruote di varie dimensioni; la ruota carica di simbologia come un timone per orientarsi e navigare tra le nebulose dei propri pensieri.
I costumi bianchi che per la realtà collocano questa vicenda nella calura estiva; nell'immaginario è il bianco cumulo di cenere ammucchiato sopra la brace viva; il sistema più semplice per conservare acceso il fuoco senza fumo.
La luce che tinge con diversi colori i vari capitoli della vicenda.
Il suono di un sax che affida timbro ed estensione, come una voce fuori campo, all'apertura di ogni capitolo.
E poi i personaggi: il Padre, la Madre, Perla, il Ballerino, Sinfonia, il Chierichetto.
E poi Solingo.
Non vuole essere una spiegazione di ciò che si va a vedere e ascoltare ma oltrepassare la soglia per accedere alla propria stanza dove conservare questa storia.
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