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Lo spettacolo – Sweet home Europa

Presentato inizialmente al Festival Internazionale di Letteratura di Berlino e finalista al Premio Riccione per il Teatro 2011, SWEET HOME EUROPA è andato in scena per la prima volta assoluta l’11 maggio 2012 al Schauspielhaus Bochum, che lo ha prodotto con la regia di Jana Miletić. Il 15 gennaio dello stesso anno, la Deustchlandradio Kultur ne ha prodotto e trasmesso una versione in forma di radiodramma diretta da Giuseppe Di Maio. Mentre nel 2013 sono da ricordare la lettura scenica avvenuta in giugno al Théâtre du Vieux-Colombier di Parigi per la Comédie Française (regia di Fréderique Plain), e quella secondo Fabrizio Arcuri realizzata al Piccolo Teatro di Milano durante il festival di settembre Tramedautore: primo passo verso la produzione di uno spettacolo dell’Accademia degli Artefatti prevista per il 2015. Da ricordare il debutto in Argentina, all’ELKAFKA espacio teatral, un teatro molto conosciuto della scena off di Buenos Aires, la messinscena del regista Horacio Banega che ha tradotto il testo insieme all’autore.

Sweet Home Europa è un racconto originale, e originario, sulla costituzione culturale e politica di un territorio, e sulle sue potenzialità e impossibilità di integrazione umana e sociale.

Un Uomo, una Donna e un Altro uomo sono tutti gli uomini, le donne e gli altri uomini protagonisti di differenti storie particolari e allo stesso tempo di una stessa storia collettiva: quella di una famiglia, di un popolo, dell’umanità intera che, nel continuo incontro e scontro tra civiltà, sembra ripetersi in eterno. Ognuno ha una diversa cultura come genitore, e un futuro con una nuova bandiera come figlio. Tutti hanno le loro ragioni e i loro torti. Tutti sono cellule dormienti pronte a fare neanche loro sanno bene cosa. Tutti aspettano qualcosa che è già successo.

La nostra storia privata e sociale. Come fosse la storia di chissà chi altro, che viene da chissà quale paese lontano.

Tutto è qui – realmente e metaforicamente.

L’Europa non è solo un territorio, una comunità politica, una geografia culturale: l’Europa è il nostro confine. Non importa se noi, ora, siamo quelli che stanno dentro o fuori.

Tutti alla conquista dell’altro, come alla conquista di se stessi.

Un lembo di terra sull’orlo del precipizio. Le rovine di una civiltà in decostruzione, ma anche un paesaggio disabitato pronto a una nuova genesi. Il giardino dell’eden o solo quello di un palazzo del potere. Un mare che lentamente si fa mangiare da una terra ricca di macerie. Un cantiere in piena attività abitato dalle tradizioni di diverse e lontane generazioni. E poi all’improvviso siamo qui oggi, al confine di una guerra imminente o appena trascorsa, e con nuove guerre che sussurrano i loro echi ai nostri confini. Tutto fermo nella pace apparente delle nostre possibilità. Una pace che nessuna musica potrebbe descrivere meglio di questo assordante silenzio.

Dodici quadri, come le dodici stelle dell’Europa, che raccontano dodici storia ricomponendo la nostra Storia, disegnati dalla scrittura chirurgica di Carnevali, fermati dalle musiche e dalle canzoni di Davide Arneodo e Luca Bergia dei MARLENE KUNTZ e dalla voce di NICO NOTE, punteggiati dalle esplosioni scenografiche a cura di Enrico Gaido e Riccardo Dondana.

In ogni quadro, una diversa relazione generazionale, familiare, sociale. Ogni personaggio si passa il testimone, in forma di battuta o di capo d’abbigliamento, o anche solo di sguardo verso il mondo e le cose: il racconto è quindi continuamente sorpreso nelle sue uguaglianze e nelle sue differenze, nelle sue omegenità e nei suoi slittamenti. Siamo sempre qui, ma anche sempre altrove. La storia che ci raccontavano da piccoli in fondo è sempre la stessa, anche se siamo stati piccoli in paesi lontani. E la storia che racconteremo sarà forse ancora la stessa.

‘’Ogni crisi è in se stessa un’istigazione a un nuovo inizio; ogni crollo di misure strategiche e pragmatiche a breve termine una benedizione nascosta, un’opportunità di ripensare le stesse fondamenta. Ciò di cui abbiamo bisogno è un recupero attraverso la ripetizione: attravreso un confronto critico con l’intera tradizione europea, bisognerebbe riproporre la domanda ‘cos’è l’Europa?’, o piuttosto ‘cosa significa per noi essere europei’, e dunque cosa vuol dire formulare un nuovo inizio.’’
La marcia turca di Slavoj Zizek

(breve riflessione sull’inno alla gioia, inno ufficioso dell’Unione Europea)

Lo spettacolo

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