Minetti, ritratto di un artista da vecchio
Dal 24 al 29 gennaio al Teatro Argentina
Minetti
Ritratto di un artista da vecchio
di Thomas Bernhard
traduzione Umberto Gandini
regia Roberto Andò
con Roberto Herlitzka (Minetti, attore drammatico),
Roberta Sferzi (Una signora), Verdiana Costanzo (Una ragazza),
Nicolò Scarparo (Portiere), Vincenzo Pasquariello (Facchino), Matteo Francomano (Un nano)
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Gianni Carluccio, Daniela Cernigliaro
suono Hubert Westkemper
aiuto regia Luca Bargagna – direttore dell’allestimento scenico Antonino Ficarra
assistente scenografo e direttore di scena Claudio La Fata – assistente ai costumi Agnese Rabatti
Produzione Teatro Biondo Palermo
Nel 1976 Thomas Bernhard dedicò il testo Minetti, ritratto di un artista da vecchio al suo attore-feticcio Bernhard Minetti, considerato uno dei più grandi interpreti di teatro del Novecento. Ora Roberto Andò affida alla maestria di Roberto Herlitzka il compito di vestire i panni di Minetti, in un’operazione di estrema raffinatezza che cela una forte critica contro la società e l’omologazione, in scena dal 24 al 29 gennaio sul palcoscenico del Teatro Argentina nel segmento di Stagione Ritratto d’Artista.
È l’ultima notte dell’anno: nella hall di un impersonale albergo di Ostenda il grande attore ormai anziano trascorre la serata tempestosa nell’attesa di calcare il palcoscenico per l’ultima volta nel ruolo di Lear, dopo trent’anni di assenza forzata dalle scene. Le riflessioni critiche sul pubblico teatrale e sul presente, l’abbandono a un flusso di coscienza pervaso di rimpianti ossessivi e le solitudini dei personaggi che gli sfilano intorno come spettri creano un microcosmo di risentimenti sociali, mettendo tuttavia in luce il senso più profondo del teatro, dell’arte e della recitazione. «Minetti si può leggere come un’imprecazione contro il teatro, o come una contestazione della finzione che coincide con il più limpido omaggio offerto alla sua verità – racconta il regista Roberto Andò – Se finalmente mi sono deciso a mettere in scena questa pièce lo devo a Roberto Herlitzka, uno dei grandi interpreti del nostro tempo, tra i più congeniali al suo umore. Bernhard non amava il tipo di attore che mediamente incarna questo mestiere, ma era uno spettatore capace di entusiasmarsi quando gli capitava di assistere alla performance di un fuoriclasse, e Minetti rientrava a pieno titolo nella linea e nella forma da lui prediletta. L’attore è per Bernhard l’eroe del fallimento e dell’occasione mancata. Si può anzi dire che Bernhard privilegi il teatro perché vi riconosce qualcosa d’indifendibile, e che lo abbia scelto in quanto è un luogo a perenne rischio di frode. Allo stesso titolo, si può dire che egli abbia amato gli attori in quanto esseri capaci di vivere sino in fondo il rischio, la frustrazione e la prossimità alla follia. Del tipo di attore alla Minetti, Bernhard amava soprattutto la speciale forma di autoconsapevolezza, per lui lo stato principe, quello che prelude alla pazzia».
Bernhard Minetti (1905-1998) è dunque il più acclamato attore tedesco e grande protagonista del teatro del Novecento, anche di quello di Thomas Bernhard, che lo ha avuto come interprete di molti dei suoi testi e che proprio in questa opera lo ritrae in un intenso flusso di coscienza per riflettere e lanciare giudizi spietati su una società sempre più confusa e su un teatro sempre più privo di senso. Storia di un artista da vecchio per uno spettacolo sul mestiere dell’attore e sugli intriganti meccanismi del teatro, rivelati attraverso le parole di un “autore” che era soprattutto uno spettatore capace di entusiasmarsi e di un “attore” che amava il rischio, costantemente in bilico tra fallimento e follia. Ad affiancare sulla scena l’imponente Roberto Herlitzka un nutrito cast di attori: Nicolò Scarparo, Verdiana Costanzo, Matteo Francomano, Roberta Sferzi e Vincenzo Pasquariello. Le scene e le luci dello spettacolo, prodotto dal Teatro Biondo, sono di Gianni Carluccio, che firma anche i costumi insieme a Daniela Cernigliaro, il suono di Hubert Westkemper, la traduzione di Umberto Gandini.
Lo spettacolo compone il dittico di copioni dell’austriaco Thomas Bernhard, insieme all’Apparenza inganna con Sandro Lombardi e Massimo Verdastro, diretti da Federico Tiezzi, inserito all’interno del Segmento di stagione RITRATTO D’ARTISTA, che al Teatro India propone anche biografie teatrali con Anna Bonaiuto nella Divina Sarah, scritto da Eric-Emannuel Schmidt, diretto da Marco Carniti (21 febbraio); ancora ritratti, ma delle inquietudini, delle opere e del tempo di una delle personalità più enigmatiche dell’arte, il grande pittore Giorgione raccontato dagli Anagoor in Rivelazione (14 febbraio). “Mani” in scena al Teatro Argentina con Riccardo Caporossi, il teatrante-artigiano che costruisce Mura a tenere in ostaggio uomini e storia. Completa il percorso, una finestra aperta all’India sugli artisti più interessanti del panorama teatrale romano: Lisa Ferlazzo Natoli con lacasadargilla, Eleonora Danco, e due retrospettive d’artista dedicate al lavoro e alla ricerca di Lucia Calamaro (con La vita Ferma, L’origine del mondo e Tumore, dal 3 maggio) e del duo Timpano/Frosini (con Acqua di colonia, Aldo Morto, Digerseltz e Zombitudine, dal 28 febbraio).