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Rassegna stampa

Bebo Storti con bella incisività fa vivere il suo tristo personaggio tra freddezza ed esaltazione e disvela la volgarità d’animo, la pochezza intellettuale, la protervia di chi divide il mondo tra uomini e non uomini. «Mai morti» è rovente materia per riflettere sul nostro passato e per riuscire a decifrare il senso della Storia che si sta formando oggi, sotto i nostri occhi, nel nostro quotidiano.

Magda Poli, Corriere della Sera

Un’ora e dieci minuti. Il meccanismo dello sdoganamento svelato da un superbo lavoro teatrale che rende lampante il percorso dalle stragi africane a Salò, dalle torture delle nostre (nostre!) SS, al volo da una finestra della questura di Milano, dai “rumori di sciabole” alla Diaz. Riannodare i fili, spiegare, ridire i nomi. […] Capolavoro di Renato Sarti. Questa è una grande lezione di storia. Questo andrebbe trasmesso in prima serata e portato nelle scuole.

Silvia Ballestra, l’Unità

C’è un teatro che è memoria, tentativo di non perdere le fila di ciò che è avvenuto e ci ha portati ad essere ciò che siamo, collettivamente e individualmente. Un teatro che è denuncia, scandalo, esibizione del dolore. Senza perdere il suo linguaggio, un teatro del genere rinuncia alla leggerezza, al divertimento, all’evasione nei mondi possibili della finzione. E si fa testimonianza, magari limitandosi per ragioni narrative a un sottile rivestimento di invenzione. Tale è stato talvolta il teatro di Dario Fo, e tale è, in un genere del tutto diverso, il teatro di Renato Sarti. […]. Se ne fa portatore un attore popolare e dalle forti capacità trasformiste come Bebo Storti […]. Il risultato è una denuncia lucida, durissima, piena di fatti, di date, di storie: la miglior smentita di ogni ipocrita revisionismo storico.

Ugo Volli, La Repubblica

Un monologo istruttivo si diceva, per chi non ricorda e per chi non ha mai saputo. Uno di quelle puntualizzazioni necessarie per capire quanto noi italiani brava gente non lo siamo mai stati. (…) Il risultato per lo spettatore è un’esperienza intensa, tesa. Lo chagrin sale piano piano, battuta dopo battuta, ma alla fine si resta attoniti. In silenzio. Ed è solo teatro, per ora.

Pietro Cheli, Diario n. 8

Quelle parole lasciano la gabbia della pagina scritta per invadere gli occhi e le orecchie, per coinvolgere i sensi di chi ascolta. […] Alla fine, la tensione emotiva si è sciolta in un lungo applauso liberatorio. Il transito era avvenuto, il passato era arrivato nel presente, aveva smesso di essere muto, monumentale, inaccessibile.

Giovanni De Luna, La Stampa

 

Con “Mai morti” Renato Sarti riscopre il senso autentico di un teatro civile impegnato, attingendo a uno dei capitoli più bui della storia contemporanea. Attraverso la delirante apostrofe di un gerarca fascista scopriamo il lato umano e disarmante del male. […] Questo monologo diventa paradigma di un’abiezione universale sempre in agguato, che nasce dall’ignoranza e si nutre di pregiudizio. […] “Mai morti” di Sarti è un viaggio nel cuore nero dell’Italia, nell’odio razziale mai sopito, e ispira nel pubblico una chiara e consapevole reattività antifascista. Intensa l’interpretazione di Bebo Storti, mattatore in camicia nera, che dopo un abbrivo lento sale progressivamente di ritmo, fino a scuotere la platea con una forza narrativa da energumeno.

 Laura Timpanaro, Krapp’s Last Post

Denuncia lucida, durissima, piena di fatti, di date, di storie: la miglior smentita di ogni revisionismo. E Sarti – qui anche regista – è magistrale nel condensarle in poco più di un’ora. Un monologo istruttivo. […] Uno spettacolo che colpisce e ferisce, al contempo denuncia di un passato da non dimenticare e monito a stare in guardia.

Alessandro Faliva, Bresciaoggi

Lo spettacolo

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