Vai al contenuto

Tante facce nella memoria

Sabato 28 gennaio al Teatro Argentina

in occasione del Giorno della Memoria

TANTE FACCE NELLA MEMORIA

 

liberamente tratto dalle registrazioni raccolte da Alessandro Portelli

drammaturgia a cura di Mia Benedetta e Francesca Comencini
regia Francesca Comencini

con Mia BenedettaBianca Nappi,

Carlotta NatoliLunetta SavinoSimonetta SolderChiara Tomarelli

assistente di regia Andrea Sandali

luci Gianni Staropoli

costumi Paola Comencini

Produzione Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con Associazione InArte

 

Lo spettacolo si inserisce nel progetto Memoria genera Futuro,

 programma di iniziative promosse da Roma Capitale in occasione del Giorno della Memoria

 

 

 

Nell’ambito delle iniziative promosse da Roma Capitale per il Giorno della Memoria, il Teatro di Roma contribuisce a sostenere e trasmettere la riflessione sempre più continua e radicata sul valore della memoria e del ricordo, portando in scena TANTE FACCE NELLA MEMORIASabato 28 gennaio (ore 21.30) tornano al Teatro Argentina voci e storie di donne che vissero l’eccidio delle Fosse Ardeatine nello spettacolo diretto da Francesca Comencini, su testi di Alessandro Portelli, un oratorio sulla memoria della terribile tragedia che segnò ferocemente Roma nel corso del secondo conflitto mondiale.

Il Teatro è anche il luogo delle presenze che furono, della memoria del passato. Anche quando è un passato tragico e carico di orrore. La memoria di chi resta è più forte di ogni lapide, resoconto storico, ricostruzione a posteriori. Da questa riflessione nasce l’urgenza di portare in scena, e consegnare all’ascolto, le testimonianze dirette di sei donne che hanno attraversato il cruento eccidio delle Fosse Ardeatine: parenti delle vittime, partigiane, testimoni, come eroine riconosciute della Resistenza o anonime cittadine romane capitate quasi loro malgrado nella grande macchina della Storia. Grazie alle interviste fatte da Alessandro Portelli con il suo lavoro di ricostruzione, lo spettacolo dà voce alle storie di queste donne in un flusso dove le diverse voci si alterano, costruendo un’unica grande memoria storica. Una memoria al femminile narrata attraverso un percorso emotivo fatto di ricordi, intimità, piccoli gesti che hanno determinato la loro resistenza e perseveranza per raccontare una Roma diversa, che oggi non può che apparirci silenziosamente eroica.

A raccontare le sei storie di donne partigiane e non che nel ‘44 vissero l’eccidio delle Fosse Ardeatine, feroce rappresaglia dopo il tragico attentato di via Rasella del 23 marzo 1944, sono Mia BenedettaBianca NappiCarlotta Natoli, Lunetta SavinoSimonetta Solder e Chiara Tomarelli. Curato dalla stessa Mia Benedetta e dalla regista Francesca Comencini, lo spettacolo è nato con l’ascolto delle registrazioni delle testimonianze dirette: “Una cosa di cui io non mi ero mai molto reso conto prima è che lì alle Fosse Ardeatine sono morti tutti uomini e hanno lasciato tutte donne: questa è una storia che non viene mai raccontata: le vite delle persone che sono rimaste, sua madre, sua sorella, cioè voi vi siete trovate…” A partire da questa considerazione di Alessandro Portelli nel suo libro L’ordine è già stato eseguito si sviluppa il progetto di mettere in scena le voci di queste donne, le loro testimonianze, la loro storia che si ricongiunge e si intreccia con la parte di una storia d’Italia e di Roma, in particolare, profondamente significativa per la costruzione di ciò che siamo adesso. Grazie anche alla collaborazione con l’Archivio sonoro “Franco Coggiola” del Circolo Gianni Bosio e Casa della Memoria e della Storia, Mia Benedetta e Francesca Comencini hanno costruito una drammaturgia che ci restituisce la testimonianza di queste donne che hanno attraversato come protagoniste femminili il terribile eccidio: la lucidità di Marisa Musu, il coraggio di Carla Capponi, la veridicità popolare di una Ada Pignotti, così come l’intelligenza popolare di Gabriella Polli la passione della Simoni e della Ottobrini, ricostruiscono nei dettagli e attraverso il proprio personale intimo sguardo, un periodo storico tragico e un eccidio tra i più degenerati della storia moderna.

L’urgenza artistica del progetto è quindi la memoria. Il non dimenticare quanto le donne hanno fatto per Roma e per l’Italia in tempi così difficili e non così remoti. Una memoria orale, non solo letteraria, ma carnale, emotiva, sensitiva, che possa continuare a vivere e possa essere conosciuta e divulgata. E il teatro per le sue caratteristiche intrinseche di contatto con il pubblico e di trasposizione artistica rappresenta il luogo di maggior espressione di questo tentativo. “Le interviste di Alessandro Portelli –spiega Francesca Comencini – sono un fiume di parole tenute nel loro letto dall’ascolto partecipato dell’intervistatore. Sono fatte per essere ascoltate, più che trascritte. La storia orale, che sminuzza la Storia in storie, tante e complesse, piene di dettagli, di “frantumaglie”, per dirla con Elena Ferrante, mi appassiona da sempre. Nei miei documentari ho ogni volta tentato di tracciarne umilmente un pezzetto. E’ ciò che amo fare di più. In questo caso ho pensato che le voci, raccolte da Portelli, spesso inedite, di donne protagoniste a vario titolo, da eroine riconosciute della Resistenza a anonime cittadine romane capitate quasi loro malgrado nella grande macchina della Storia, meritassero un più ampio e nuovo ascolto. Sono, doppiamente, l’altra faccia della storia: perché storia orale, e perché storia orale al femminile. Ho dunque costruito, come nel montaggio di un film, stabilendo nessi logici ma anche emotivi, un racconto a sei voci che si susseguono e ritracciano, ognuna a modo suo, le tragiche ore che hanno preceduto l’eccidio delle Fosse Ardeatine, i giorni angosciosi che lo seguirono, giorni di ricerca dei quei trecentotrentacinque uomini che sembravano scomparsi nel nulla, i silenziosi anni dopo la notizia dell’eccidio. Anni in cui, con un macigno sul cuore, queste donne si sono risollevate, hanno ricominciato a vivere, a raccogliere i cocci. Non so se si possa chiamarlo teatro, il teatro è per me un luogo troppo sacro per avventurarmici davvero. Lo prendo in prestito, per una volta, per dare gambe a parole che secondo me devono continuare a camminare, anzi, correre, dentro la memoria e la vita di tutte e tutti noi”.

     

Lo spettacolo si inserisce nel programma di iniziative per il Giorno della Memoria promosse da Roma Capitale: Memoria genera Futuro, il progetto di coordinamento nato dalla collaborazione tra l’Assessorato alla Crescita culturale, l’Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità solidale e i rispettivi Dipartimenti, la Comunità Ebraica di Roma, la Fondazione Museo della Shoah, l’UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, i TIC – Teatri di cintura, l’Azienda Speciale Palaexpo, la Fondazione Musica per Roma, la Fondazione Teatro dell’Opera, l’Associazione Teatro di Roma, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Fondazione Cinema per Roma, la Fondazione Romaeuropa, la Fondazione MAXXI, la Casa del Cinema, l’Istituzione Biblioteche di Roma, l’ANEC Lazio – Associazione Esercenti Cinema del Lazio, con la collaborazione di Zètema Progetto Cultura.

INFO TEATRO DI ROMA _ Largo di Torre Argentina, Roma

Ufficio promozione: tel. 06.684.000.346 – www.teatrodiroma.net

Biglietteria Teatro Argentina: tel.06.684.000.311/314 (ore 10-14/15-19 lunedì riposo)

Biglietti: 15 euro intero | 10 euro ridotto
Orari spettacolo: sabato 28 gennaio ore 21.30
Durata spettacolo: 1 ore e 10 minuti

 

Ufficio Stampa Teatro di Roma:

Amelia Realino tel. 06.684.000.308 I 345.4465117

e_ mail: ufficiostampa@teatrodiroma.net

Lo spettacolo

Iscriviti alla newsletter