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To be or not to be Roger Bernat

Teatro India 13 – 18 dicembre 2016

To be or not to be Roger Bernat

una conferenza spettacolo di Fanny & Alexander

ideazione Luigi de Angelis e Chiara Lagani

drammaturgia Chiara Lagani

regia Luigi De Angelis

con Marco Cavalcoli

Produzione E / Fanny & Alexander

Dal 13 al 18 dicembre al Teatro India debutta To be or not to be Roger Bernat, il dubbio dell’eroe incapace di agire diventa una conferenza spettacolo della compagnia Fanny & Alexander che, partendo dalla figura dell’Amleto shakespeariano, porta in scena una raffinata indagine sull’identità, sul ruolo dell’attore e sull’impatto dell’arte nella nostra memoria collettiva.

In scena Marco Cavalcoli inizia doppiando “l’essere o non essere” recitato in spagnolo dalla viva voce fuori campo di Roger Bernat, regista catalano esponente di spicco del teatro partecipato contemporaneo. Col passare dei minuti questo “ladro di identità” sarà travolto dalla storia di Amleto, tanto da esserne modificato profondamente nei gesti e perfino nelle posture, per finire a sua volta appendice del pubblico che ne comanderà movimenti e vocalismi. «Il tema dell’usurpazione è tema amletico per eccellenza e, al contempo, l’usurpazione riguarda sempre anche il lavoro dell’attore che, in un modo o in un altro, prende sempre il posto di qualcuno – spiegano gli ideatori Chiara Lagani e Luigi De Angelis, anche regista dello spettacolo – L’attore dunque inizia doppiando “l’essere o non essere” recitato da Bernat e, a poco a poco soppianta quella voce, assumendone tono, essenza e ritmi. Il lavoro di usurpazione dell’identità dell’altro artista è condotto su tutti i piani: è un lavoro vocale, fisico e tematico». Così, da irredimibile camaleonte il relatore usurpa fin dal principio l’identità di un altro artista contemporaneo, mentre il pubblico diventa parte attiva nella ricostruzione dell’omicidio del padre di Amleto.

Lo spettacolo nasce dall’incontro tra la compagnia e l’artista catalano Roger Bernat durante una residenza/workshop del gruppo romagnolo in Polonia: parte del testo deriva infatti dal rimaneggiamento di una serie di interviste fatte proprio a Bernat. Due modi diversi di problematizzare un’urgenza condivisa si uniscono, dando vita a un’indagine che è perfetto intreccio di queste comuni ansie dell’intelletto: da una parte l’eterodirezione dell’attore attraverso il teatro di innovazione dei Fanny & Alexander, dall’altra il teatro partecipativo di Roger Bernat che richiede l’intervento dello spettatore. L’eroe malinconico Amleto, con la sua carica di umanissimi dubbi esistenziali, diventa dunque terreno fertile su cui costruire questa ricerca condivisa, il tramite artistico con cui sviscerare il tema dell’identità e la trasmigrazione dell’identità stessa nel lavoro di attore attraverso le incursioni disturbanti e sempre più pressanti del pubblico, ma anche di suoni e voci di artisti che nel tempo, in contesti anche molto diversi, si sono cimentati con l’eroe shakespeariano. Una performance che rievoca, tra suoni, lingue e contaminazioni cinematografiche, la presenza inconsapevole del teatro e dell’arte nelle vite di ognuno di noi. «Confrontarsi con Amleto – continuano ancora Luigi De Angelis e Chiara Lagani – non significa solo confrontarsi con Shakespeare. Significa anche attraversare molti Amleti che nella storia del teatro hanno impresso il loro volto, la loro voce e il loro accento nella nostra anima, finendo per creare un’immaginazione collettiva composita e mutevole, ma molto precisa, del personaggio più famoso di sempre. Amleto è perseguitato da un fantasma, ma forse è esso stesso a sua volta il fantasma che ci perseguita e che ci riempie di sé, rendendoci difficile riconoscerne il vero volto. Quello che qui resta è l’agone polimorfo di un attore all’inseguimento di un’identità, o di un’identificazione univoca, resa però forse e sempre impossibile dalla ricchezza della tradizione».

Lo spettacolo

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