LUCE SULL’ARCHEOLOGIA 2020 – Roma città aperta tra rappresentazione e realtà
ROMA CITTA’ APERTA TRA RAPPRESENTAZIONE E REALTA’
Claudio Strinati Storico dell’arte
Andreas M. Steiner Direttore dei mensili Archeo e Medioevo
durante l’incontro sarà possibile inviare messaggi in tempo reale ai relatori per domande sia attraverso whatsapp che con sms scrivendo al numero di telefono 333/616385
Carmine Ampolo – Professore emerito di Storia Greca alla Normale Superiore di Pisa
Roma città aperta tra rappresentazione e realtà.
Leggende e miti sulle origini di Roma e di altre città del Lazio rappresentano sia i precedenti della fondazione sia la ‘storia’ più antica con una forte mescolanza di genti diverse (da Enea con i Troiani che si uniscono alla popolazione locale fino a Romolo che popola la nuova città non solo con i Latini ma con gente di ogni risma e oltre). La storia di Roma nei secoli successivi è caratterizzata com’è noto da una notevole capacità di integrazione delle altre popolazioni, pur tra contrasti e lotte. Roma è ‘città aperta’ sin dalle origini. Di ciò erano pienamente consapevoli i Romani stessi (ad es. l’imperatore Claudio) ma anche i loro avversari. La presenza di genti di diversa origine – più o meno integrate nella popolazione che parlava latino – appare confermata da documenti di grande valore e da epigrafi, che solo in parte sono riconducibili a periodi di predominio di parlanti altre lingue (come soprattutto gli Etruschi). L’immagine che i Romani davano di sé stessi attraverso le leggende come ‘città aperta’ non è solo un mito in sé, è una proiezione o un riflesso nel complesso mondo mitico e nel suo linguaggio
Annalisa Lo Monaco – Professoressa di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana alla Sapienza Università di Roma
Lo Sguardo dei greci.
Nel corso dell’età repubblicana, furono molteplici le occasioni di contatto tra Grecia e Roma. Come i Greci sentivano e percepivano i Romani e la città di Roma? Quanto conoscevano di essi e quanto invece era frutto di pregiudizi e stereotipi? La domanda, impegnativa, permette di calarsi pienamente in una realtà ancora in essere e fluida, in un divenire di cui al momento essi stessi non avevano piena consapevolezza. Non sapevano certo come sarebbe andata a finire, e i loro giudizi mutarono infatti nel tempo. Argomento dunque intrigante e sfaccettato, che sarà combinato, come in un gioco di specchi, alla domanda contrapposta: come i Romani hanno sentito e percepito quella Grecia che ancora non conoscevano e che avrebbero conquistato di lì a poco?
Stefano Tortorella – Professore di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana alla Sapienza Università di Roma;
Residenze gentilizie e templi in età arcaica: il sistema delle decorazioni fittili negli edifici del Lazio e dell’Etruria.
In Etruria, nel Lazio e ovviamente a Roma, nel corso del VI secolo a.C., abbiamo testimonianze di regiae (veri e propri palazzi principeschi) ed edifici templari decorati da lastre fittili a rilievo rievocanti i momenti cruciali della regalità principesca (banchetti, assemblee di divinità, giochi equestri, etc.) e miti (Eracle, Teseo e il Minotauro, etc.).
Nel desiderio di esibire rappresentazioni figurate sulle proprie architetture da parata, l’Etruria e il Lazio sviluppano, in età arcaica, un sistema di decorazioni fittili in cui giocano un ruolo di primo piano lunghi fregi sui quali si dipana la rappresentazione di lunghe teorie di personaggi vari, tutti impegnati in atti e momenti cerimoniali ben precisi, una sorta di racconto fondato su solidi capisaldi rituali, il cui obiettivo decisivo è da un lato l’esaltazione del potere, dall’altro la celebrazione del gruppo che quel potere detiene.
Letture di Lorenzo Parrotto