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Prima nazionale

Lear di Edward Bond

Progetto : Affari di famiglia

Progetto : Classici? Mai così moderni

8 – 20 dicembre 2015

adattamento e regia Lisa Ferlazzo Natoli

Lo spettacolo

Lear di Edward Bond affronta la questione tutta contemporanea dei confini e delle ferite su cui si sono edificate le controverse democrazie dell’Occidente. Non a caso nella vicenda tutto gira intorno a una compressione, a uno stato di pericolo diffuso, in cui Lear – autocrate paranoico – costruisce un muro per tenere fuori i nemici. Non a caso si parla di violenza in tutte le sue forme, quelle private e quelle più sapientemente democratiche; di società che manipolano il concetto di violenza, rendendolo via via più minuzioso fino a farlo diventare accettabile. Lear di Edward Bond racconta di un mondo dominato dal mito originario dello Stato e della Legge come cosa privata e oscenamente casalinga e del suo inevitabile precipizio. Perché, come dice lo stesso Bond: “non abbiamo bisogno di un piano per il futuro, abbiamo bisogno di un metodo per cambiare”.

Lear è l’ultima tappa del progetto Linee di confine, cantiere aperto a una serie di dispositivi teatrali ed eventi ‘non teatrali’ che, dalla pubblicazione della traduzione inedita del Lear alla mostra di fotografie Wallonwall di Kai Wiedenhöfer, hanno permesso di operare intorno al pensiero di Edward Bond, a certe questioni e narrazioni così prossime al mondo contemporaneo.

Lisa Ferlazzo Natoli – regista e autrice, fonda nel 2010 la compagnia lacasadargilla. Fra le regie le scritture originali La casa d’argilla (2006) e Foto di gruppo in un interno (2009); l’opera lirica La bella dormente nel bosco (2007); Ascesa e rovina della città di Mahagonny (2009); Jakob von Gunten (2012) e il recente Lear di Edward Bond/Parole nude (2014), ‘studio’ in forma di lettura concertata del Lear di Edward Bond. Cura la direzione artistica di diversi progetti fra cui: Wake up! Bagliori della primavera araba (Teatro Argentina, 2012); IF/Invasioni (dal) Futuro (Estate Romana 2014, 2015).

Edward Bond – è una delle figure più importanti del teatro contemporaneo. Drammaturgo, poeta, sceneggiatore e regista teatrale è autore di più di cinquanta opere rappresentate in tutto il mondo e di una riflessione essenziale sulla funzione culturale e politica del teatro. La sua opera si distingue per l’analisi delle deformazioni della società contemporanea e per la narrazione di ogni forma di potere e delle compressioni che esso produce. Fra i numerosi testi Saved (1964), Lear (1971); Estate. Un dramma europeo (1980); Atti di Guerra (1983-85); La Compagnia degli uomini (1988); Existence (2002); The Edge (2011).

Linee di confine  Lear di Edward Bond fa parte di Linee di confine, cantiere aperto alla radio, all’editoria e alle arti visive che dalla pubblicazione della traduzione inedita del testo teatrale alla mostra di fotografie Wallonwall di Kai Wiedenhöfer, opera intorno al pensiero di Edward Bond. Il progetto è a cura de lacasadargilla in collaborazione con Teatro di Roma.

La sinossi del libro

Il Lear di Edward Bond – riscrittura contemporanea di Shakespeare – è una riflessione avvincente e violenta sul controverso e indissolubile rapporto tra uomo e potere. Tutta la storia si dipana lungo la costruzione di un muro – eretto come difesa, frontiera e immenso monumento del potere. Mentre il filo narrativo disegna – con un linguaggio crudo e poetico dall’andamento grottesco e singolarmente moderno – tutte le violenze, gli intrighi e le guerre che dal muro prendono vita.

Questa la storia: Lear, autocrate che molto somiglia a tanti capi di stato moderni, si dedica alla costruzione di un muro che separi e protegga il proprio stato dai nemici confinanti. Le figlie Bodice e Fontanelle gli si ribellano causando una guerra sanguinosa e una lunga catena di abusi – privati e ‘di stato’. Lear, divenuto loro prigioniero e poi liberato, è accompagnato e ossessionato ad un tempo dal fantasma del figlio di un becchino, la cui gentilezza verso il re lo ha portato alla morte. All’orizzonte nuovi scontri con le forze ribelli che a loro volta imprigioneranno e tortureranno Lear e ne uccideranno le figlie…

Dopo un arco – tutto teatrale e letterale – di intrighi, violenza e consapevolezza, Lear si lascerà sparare da un giovane soldato provando a smantellare il muro da lui stesso edificato

I tre atti del testo, come un inquieto racconto post atomico, raccontano allora tre diverse stagioni politiche: il governo autoritario di Lear, la debole e corrotta oligarchia delle sue figlie e l’istituzione di un governo rivoluzionario che – fatalmente – riprenderà la costruzione del muro. Governi, desideri individuali e piani politici si susseguono, come intrappolati in quello schema antico di sopraffazioni che sembra ancora oggi essere l’unica forma per affermare e conservare qualsiasi potere.

Attraverso questa grande favola nera la parabola esemplare di Lear si offre per ragionare, ancora oggi, sui rapporti di potere pubblici e privati nascosti dietro ad ogni ‘muro’. E sulla strada lunga e silenziosa da percorrere per non perdere ciò che chiamiamo umanità.

Lear ci lascia con l’eco terribile della mappa di Crimea, nominata lungo tutto il testo, grazie a quella preveggenza con cui la grande drammaturgia sa immaginare e prefigurare il più impensabile presente.

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