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La ragazza Carla

2 – 13 aprile 2017

di Elio Pagliarani
diretto e interpretato da Carla Chiarelli

Lo spettacolo

La ragazza Carla è il racconto singolare e collettivo di un’Italia che ha da poco superato i traumi della Seconda guerra mondiale e ci lancia verso una crescita senza precedenti, piena di contraddizioni e compromessi. Ma è soprattutto la storia di Carla Dondi, che incarna e mette in scena le dicotomie più estreme di questa psicotica realtà: dalle scuole serali al lavoro di segretaria presso una grande ditta commerciale, Carla vive i riti di passaggio della ragazza che diventa donna e coltiva il desiderio di emancipazione, ostacolato dalle ambiguità dei diritti sociali, dalle insidie sessuali dei superiori, dalle coordinate culturali di un tempo che consegna al successo personale l’unica possibilità di realizzazione. Sullo sfondo l’illusione del miracolo italiano, coagulo di una serie di storie minime, di piccoli destini nelle periferie di Milano, che sono le periferie dell’io e delle sue alienazioni.

Scritto tra il ’54 e il ’57 e poi pubblicato nel ’62, il poema racconta l’ingresso nel mondo del lavoro e la fatica del crescere di una ragazzina, Carla Dondi, nella Milano anni Cinquanta. Figlia minore della vedova Dondi, donna della più piccola borghesia che fa pantofole per sostenere il magro bilancio famigliare. La ragazza viene iscritta ad una scuola di formazione professionale per dattilografe. A scuola fa quello che deve fare, senza una vera passione o una convinta determinazione. In testa ha altri pensieri, altri sogni e un gran paura di buttarsi nella mischia. Finita la scuola Carla trova lavoro presso la Transocean Limited Import Export Company, piccola ditta in piazza del Duomo. La dirige il misterioso signor Praték, che non sembra avere grandi riguardi per i suoi dipendenti e che addirittura fa delle esplicite avances alla povera Carla, che fugge inorridita dalla mamma per dirle che non vuole più saperne di quel lavoro. Ma la madre le dice chiaramente che trovare un lavoro non è facile di questi tempi e non può permettersi di perderlo. La storia si chiude con Carla pronta ad affrontare una nuova giornata di lavoro, sospesa tra rifiuto della società e apertura verso la vita.

Da La Ragazza Carla

Lucia Brenzone si sposa con Luigi Vandi, reduce dalla Germania e impiegato nella SAFAR. Per la crisi degli alloggi, a Milano più grave che altrove, e per le loro limitatissime possibilità finanziarie, gli sposi vanno a vivere con la famiglia Brenzone, cioè con la signora Camilla e la diciottenne Carla, madre e sorella della sposa. L’appartamento è di 4 stanze. L’ingresso di Luigi provoca naturalmente un notevole cambiamento di abitudini, e una promiscuitù insolita nella famiglia Brenzone, ché la signora Camilla era rimasta vedova quando Carla aveva due anni. Lo squilibrio è di Carla, la quale si trova a non essere più il perno dell’equilibrio e dell’affetto familiare, – come era, essendo la minore e graziosissima – al che si aggiunge il suo morboso e virginale risentirsi e turbarsi per la vicenda matrimoniale che si svolge vicino a lei, separata da un muro di mezza testata[…]

Poco dopo il matrimonio di Lucia, Carla va a frequentare un corso serale di stenodattilografia. Delle venti persone che seguono il corso, vi sono sei ragazzine di quattordici o quindici anni, un giovanotto robusto scomparso dopo una sera o due, un ragazzo con gli occhiali, uno pallido e smilzo, un uomo di quaranta anni, e il rimanente donne di cui due o tre coetanee di Carla, ma ben più sveglie di lei, le altre donne dai venti ai quaranta, una o due delle quali inequivocabilmente di abitudini e costumi leggeri. Carla non riesce a fare amicizia con nessuno, i tre uomini le paiono miserabili, e finisce con l’accostarsi alle ragazzine. Il corso lo tengono alla Bocconi, lei abita vicino, la prima trasversale di via Ripamonti dopo il ponte della ferrovia: e spesso prende il tram, quando non passa a prenderla qualche volta, il co[gnato] […] l’incidente provoca una ripresa della sua lieve fobia degli uomini, dei maschi. Si rannicchia dentro se stessa tutt[…]La settimana e la domenica la passa ancora sola: E’ la seconda consecutiva,[…]Ma ormai l’uscire domenicale è un’abitudine e un bisogno. Esce, sola. E rimane spaventata dalla città. La periferia deserta [e] fredda, anche se marzo, agghiacciante, e il centro un mare di folla, senza [ra]gione. Non sa dove andare ed entra per consuetudine nelle gallerie d’arte. In [una] [?] vede non vista Aldo assieme a una ragazza riccamente vestita e una signora con due enormi volpi. Il colpo che ne riceve costituisce la prova numero due,[…] è innamorata. L’indomani va in ufficio, non senza avere adoperato, la prima volta, i cosmetici di sua sorella. E con un latro modo, femminile, di fare, [non la] infastidisce più, tutt’altro, l’ennesimo complimento di un visitatore, s[i con]gratula con Aldo, per la bella ragazza che ha visto con lui. Oramai le posizioni sono chiare: Aldo non se la lascerà sfuggire.”

Da LA RAGAZZA CARLA, Soggetto cinematografico, ms. conservato nel Fondo Elio Pagliarani e pubblicato in Luigi Ballerini, 4 per Pagliarani, Piacenza, edizione Scritture, 2008, pp.41-44

Oltre lo spettacolo

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