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L’apparenza inganna

7 – 12 febbraio 2017

di Thomas Bernhard
traduzione Roberto Menin
drammaturgia Sandro Lombardi
regia Federico Tiezzi

Lo spettacolo

Nella settimana tra Natale e Capodanno, in un appartamento di Vienna disseminato di antiche fotografie, il vecchio Karl attende la visita di suo fratello Robert. Entrambi anziani, giocoliere uno e attore l’altro, sono in pensione e si fanno visita ogni martedì e ogni giovedì. Alternando monologhi e dialoghi, Thomas Bernhard racconta due solitudini: atroci, dolorose, ma anche ridicole e beffarde. Il terzo polo della situazione è Mathilde, la defunta moglie di Karl, che non ha lasciato la casetta dei week-end al marito, bensì al cognato Robert. Da qui si innesca un meccanismo a catena che porterà i due a escogitare ogni possibile pretesto per soddisfare i loro beckettiani “bisogni del tormento”: piccoli dispetti, contraddizioni, ricordi di infanzie e adolescenze conflittuali. Già realizzato con successo (Premio Ubu per la regia a Tiezzi) nel 2000, lo spettacolo è ora oggetto di un nuovo allestimento che recupera la primitiva soluzione scenica: due diversi luoghi cui far accedere il pubblico, che possa compiere simbolicamente il viaggio da una casa all’altra.

«Il testo ha una struttura speculare – spiega Sandro Lombardi – Karl e Robert si fanno visita regolarmente, e ogni atto si apre con un monologo di “attesa” di uno dei due e prosegue con il dialogo dei loro incontri, il martedì a casa di Karl, il giovedì in quella di Robert. L’ uno di fronte all’ altro, i due protagonisti rappresentano due diverse chiusure di fronte al mondo. La storia di due fallimenti storici ed esistenziali che col passare del tempo portano alla pietrificazione dell’essere e a un’esistenza claustrofobica. Il fulcro del lavoro è la messinscena spietata della loro solitudine, l’incomunicabilità totale. In scena diventano battute che nascondono le intenzioni reali dei personaggi, che parlano sempre di altro. Mentre gesti e intonazioni esplicitano quello che non viene fuori a parole. Karl ritiene che la sua arte sia superiore a quella di Robert, perché lui non può “barare”, a differenza dell’attore che invece può fingere e nascondere l’errore. Robert, invece, è ossessionato dall’idea di tornare a interpretare Re Lear, nonostante i suoi vuoti di memoria, ed è un tormento che lo rende ipocondriaco. Ma “l’apparenza inganna”, appunto, e il testo svela che il vero malato è Karl, e sta per morire».

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