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Vedi alla voce Alma

15 – 16 giugno 2017

drammaturgia e interpretazione Lorenzo Piccolo
regia Alessio Calciolari

 

Lo spettacolo

Sola in scena coi suoi fantasmi, una donna che donna non è, divisa tra l’amore e il disamore, tra la tragedia e la farsa, tra le grandi muse e le piccole massaie. Tenuta in vita da un filo sottile, il filo di un telefono.

Lo spettacolo è un monologo/melologo per drag queen solista. Prende le mosse da La voce umana di Jean Cocteau, precisamente dalla sua trasposizione in opera lirica, musicata da Francis Poulenc, ma anche da un fatto realmente accaduto, ovvero la storia della bella e volubile Alma Mahler, al centro di una tormentata relazione con il pittore Oscar Kokoschka.

Da un lato troviamo una figura femminile senza nome, senza identità. Niente di eroico in lei, niente di speciale. Questa donna è, sottolinea Cocteau, una “vittima mediocre”. L’atto unico di cui è protagonista è la semplicità portata all’estremo: un interno, una donna, un telefono, l’amore. Eppure è diventato un vero e proprio topos, ha cambiato per sempre la storia del teatro e delle attrici. Perché? Forse perché contiene qualcosa di non pacificato. La tragedia, probabilmente non definitiva, di un mondo non pensato per creature di sesso femminile, la freddezza con cui a volte si liquida il sentimento puro, l’emozione che non riesce a trattenersi.
Dall’altro lato ecco emergere quella che è stata musa di tanti artisti del novecento, una donna libera e indipendente: Kokoschka, quando venne abbandonato da lei, ne fece costruire una bambola a grandezza naturale. Visse con la bambola, la ritrasse, le assegnò una cameriera, la portò in pubblico, finché un giorno, ubriaco, decise di dare un epilogo tragico alla vicenda. Un amore assurdo, violento, epico.
Vedi alla voce Alma nasce dall’intuizione di accostare queste due storie. Ad affascinarci era (credevamo) il contrasto tra le due donne, una mediocre e una eccezionale, una distrutta e una vittoriosa, unito al fatto che le due relazioni potessero essere l’una il contraltare dell’altra. Iniziando le prove ci siamo accorti delle ragioni più profonde, più sottili, che ci avevano portato a questo accostamento. Il contrasto è solo apparente. In realtà entrambe le vicende parlano di un rapporto che ha perso la bussola, di una violenza insanabile tra due esseri umani.
Violenza di cui è l’uomo a essere autore e che si esprime in modo indiretto ma non per questo meno brutale: per disamore ne La voce umana, per troppo amore nella vicenda biografica di Kokoschka.

Oltre lo spettacolo

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