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Sussi e biribissi

7 – 30 dicembre 2018

Storia di un viaggio verso il centro della Terra
dal romanzo di Collodi Nipote
regia Giacomo Bisordi
con Anna Chiara Colombo, Paolo Minnielli, Duilio Paciello

Lo spettacolo

Pubblicato nel 1902 da Salani e scritto da Paolo Lorenzini – nipote di Collodi e noto ai più, appunto, come Collodi Nipote – Sussi e Biribissi racconta le peripezie di una coppia di giovani amici: il grasso Sussi e lo smilzo Biribissi. I due ragazzi, esaltati dalla lettura di Viaggio al centro della Terra, decidono – veri e propri aspiranti scienziati esploratori, fanatici di Verne come potrebbero esserlo oggi di Harry Potter – di raggiungere il nucleo del pianeta infilandosi nelle fogne della loro città natia, Firenze. Guidati e al tempo stesso derisi da un gatto parlante di nome Buricchio, Sussi e Biribissi si inerpicheranno in un periplo di avventure via via più rocambolesche, omaggiando e parodiando capisaldi della letteratura d’Occidente come l’Odissea, Don Chisciotte, il barone di Munchausen e – senza sorpresa – Pinocchio.  “Guai a quei bimbi che disobbediscono ai propri genitori” sentenzia il Grillo parlante al burattino Pinocchio. Ed anche in Sussi e Biribissi è un animale parlante, il Gatto Buricchio, a farsi portatore della morale della favola“Se il desiderio di leggere vi stimola, sappiate leggere libri buoni…”. “Libri buoni”, sì, perché del resto di libri si muore, nella storia di Collodi Nipote. Leggere Viaggio al centro della Terra, seguirne le fantasie, può essere molto pericoloso, come capiranno rapidamente i due protagonisti della storia. Qual è il prezzo da pagare per seguire una propria fantasia, una propria illusione? A quali rischi ci espone? E’ la domanda fondamentale che scaturisce dalle pagine di questa lunga favola. Sussi e Biribissi sembrano avere una risposta, chiara: nessun prezzo è tanto alto quando a spingerci all’avventura e alla fantasia sono la Scienza e l’amore per il Progresso. Raggiungere il centro della Terra è, come nel libro di Verne, il simbolo del progresso scientifico e tecnologico. Ma non è un’autentica sete di conoscenza, quella che anima i due bambini. E’ piuttosto un’esibita, ossessiva, fama di gloria e notorietà: conferenze in giro per il mondo, onorificenze sotto forma di croci di ferro — le ricompense, i premi, sono ciò che davvero la coppia di amici sogna e ambisce. Un’ambizione che li porterà presto a mentire, a millantare scoperte che non hanno mai compiuto. E, senza fare troppe peripezie mentali, questo desiderio di fama spicciola dei nostri protagonisti, non è forse crudelmente assimilabile, oggi, al prepotente, insidioso, narcisismo che un bambino che brandisce uno smartphone può iniziare ad incubare fin dai suoi primi anni di scuola? “La gloria è una bella cosa. Per conseguirla, però, non bisogna affidarsi ai sogni, alle peregrinazioni di un cervello balzano”. Parola di Gatto Buricchio.

Oltre lo spettacolo

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