Federico Tiezzi prosegue il suo lavoro di ricerca su Arthur Schnitzler e sulla Vienna della fine del XIX secolo, con La signorina Else, novella incentrata sul fluire inesorabile dei pensieri che animano e affollano la mente di una giovane ragazza inquieta e altera, su cui incombe una catastrofe familiare. Un testo che offre una profonda analisi di una società corrotta a partire dal nucleo familiare, una tragedia della coscienza moderna, che ha perso ogni valore e resta ancorata solamente ai propri istinti. Uno strepitoso vibrante monologo interiore dove si rincorrono le fantasticherie, l’orgoglio, le paure, le allucinazioni di Else, che la conducono verso il drammatico suicidio. Federico Tiezzi opera una scelta registica che sposa l’intento dell’autore: come Schnitzler viviseziona il cuore di una giovane donna e la società che la circonda, così il regista ‘viviseziona’ il corpo del testo e il corpo creativo dell’attore. Si determina una dimensione anatomica, che vede lo spettacolo svolgersi in un piccolo “teatrino-obitorio”, richiamando il secentesco Teatro Anatomico dell’Ospedale del Ceppo di Pistoia dove ha debuttato. Il tutto è pervaso dal clima della grande cultura viennese della finis Austriae, permeata da scoperte artistiche che ritrarranno lo splendido decadimento di quella società. Un’educazione sentimentale al rovescio, in cui l’autore, al pari di Freud, smaschera i falsi valori della borghesia del tempo.