Falstaff e il suo servo
7 – 12 gennaio 2020
di Nicola Fano e Antonio Calenda
da William Shakespeare
regia Antonio Calenda
7 – 12 gennaio 2020
di Nicola Fano e Antonio Calenda
da William Shakespeare
regia Antonio Calenda
Falstaff, uomo di disperata vitalità, è uno dei personaggi più popolari del canone shakespeariano, benché l’autore gli abbia dedicato, in modo univoco, uno solo dei suoi copioni, per altro quello che la critica solitamente ritiene tra i meno riusciti: Le allegre comari di Windsor. In realtà, Falstaff giganteggia nelle due parti (per altro raramente messe in scena) di Enrico IV e decisamente con la sua presenza ingombrante, anzi la sua assenza ingombrante, segna fortemente Enrico V.
Falstaff è l’alter ego di ogni grande protagonista del teatro di Shakespeare: il suo ossessivo ottimismo (quasi un Candido ante litteram) sconvolge il conflitto tra volontà e destino che permea tutto il canone. «La volontà e il destino hanno vie differenti, e sempre i nostri calcoli sono buttati all’aria: i pensieri son nostri, non già gli esiti loro» fa dire Amleto a uno dei suoi attori e in questa dicotomia (se sia più saggio assecondare il Caso oppure opporvisi con le armi della Ragione) si consumano tutti i testi di Shakespeare.
Noi abbiamo trasferito questo duello nel cuore delle avventure di Falstaff (un uomo che confonde i piaceri con la natura, la furbizia con il caso) e gli abbiamo messo di fronte un Servo che – come Iago – crede di poter addomesticare la realtà; o, come Puck, pensa di poter «mettere una cintura al mondo». E il conflitto fra questi due personaggi (che è poi anche quello tra comicità e drammaticità) evoca anche tante altre coppie celebri del teatro shakespeariano (Lear e il suo Matto, Iago e Roderigo, Antonio e Shylock) e della letteratura teatrale in genere (da Don Giovanni e Sganarello a Vladimiro e Estragone).
Lo spettacolo, dunque, ripercorrendo gli ultimi giorni di vita di Falstaff (subito prima della sua tragica morte raccontata mirabilmente in Enrico V) evoca tutte le sue avventure: un teatro nel teatro nel quale il Servo assume il ruolo di regista demiurgo (tale era lo stesso Shakespeare, quando metteva in scena i suoi copioni con i Lord Chamberlain’s Men) e Falstaff quello di eroe tragicomico, biglia impazzita nel gioco della vita. Ne viene fuori un catalogo delle beffe (tutto il mondo è beffa, dirà lucidamente il Falstaff di Verdi/Boito) subite dal personaggio fino all’epilogo drammatico: la rottura con l’amico/allievo di sempre Enrico e l’abbandono in solitudine, lontano da quella guerra di Agincourt dove tutti gli altri – non lui – conquisteranno gloria eterna.
Naturalmente, in questa cavalcata nella propria vita, Falstaff avrà accanto i sodali che Shakespeare gli aveva assegnato: le comari di Windsor, l’Ostessa, ma anche i compagni di bevute Bardolph e Francis. Anzi, saranno proprio a issarlo su un grande cavallo dal quale egli cadrà definitivamente nella polvere, assecondando il piano terribile del Servo che, grazie a lui, cercherà di trasformarsi definitivamente in un padrone.
Insomma, sarà uno spettacolo comico e drammatico insieme: una cavalcata nelle atmosfere shakespeariane, rielaborate per un pubblico di oggi, in grado di cogliere l’eternità del duello tra Caso e Ragione.
prima, venerdì ore 21.00
mercoledì, giovedì e sabato ore 19.00
domenica ore 17.00
durata un’ora e venti senza intervallo
con Franco Branciaroli, Massimo De Francovich
Valentina Violo, Valentina D’Andrea, Alessio Esposito, Matteo Baronchelli
Foto di Tommaso Le Pera
produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati, Teatro Stabile d’Abruzzo