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Fiabe giapponesi

18 – 22 marzo 2020

concezione Chiara Guidi
direzione di Chiara Guidi e Vito Matera
con Chiara Guidi e con Francesco Dell’Accio, Francesca Di Serio, Vito Matera

Lo spettacolo

Chiara Guidi ha scelto tre fiabe dell’antica tradizione giapponese e le ha inserite in una rappresentazione che vede i bambini partecipare in prima persona: alcuni sono invitati con lei in scena – a terra, intorno a un basso tavolo posto al centro di una stanza – a eseguire un preciso lavoro, altri, seduti in platea, vengono sollecitati, attraverso domande, a un dialogo “filosofico” che intercala i racconti. Tra platea e palco tutti i bambini, dunque, sono dentro lo spettacolo, e guidati dalla Narratrice sperimentano in prima persona lo statuto di rappresentazione proprio come fanno nel gioco, dove, insieme a altri coetanei, esperiscono il “sentire” più profondo della realtà. Mentre la narratrice racconta, dietro le pareti diafane della stanza, all’improvviso la luce affiora e si intravedono ombre, figure geometriche di diversi colori che si sovrappongono, come voci vaghe evocate dalle storie. Le immagini appaiono e con la stessa ineluttabilità scompaiono mentre i personaggi delle storie, trasgredendo la regola “Non aprire!” e infrangendoil vincolo del segreto, perdono tutto quello che avevano ricevuto in dono ritrovando la loro condizione iniziale di povertà. Le trame delle fiabe giapponesi raccontate nella calma luce del crepuscolo sono state scelte perché non hanno il lieto fine – a differenza di quelle classiche della nostra tradizione. Alla fine rimane solo il vuoto e il protagonista si ritrova sempre là dove la storia era incominciata. «Dunque non succede nulla? Davvero non è avvenuto nulla? Il vuoto e il nulla sono la stessa cosa? Oppure nel vuoto e nel nulla, il Vuoto e il Nulla hanno una forma che li caratterizza? Come si fa a vederla? Occorre stare fermi e ascoltare mentre i lati della stanza si riempiono di immagini luminose che vibrano e passano. Da dove vengono, dove vanno? Davvero non ho visto nulla? Oppure ciò che ho visto prima arricchisce ciò che rimane dopo e quindi il dopo è più ricco di prima?». Durante lo spettacolo la narratrice pone domande ai bambini sul Nulla e sul Vuoto, li interroga per dare voce a quei molteplici livelli di realtà che solitamente una forma comporta e di cui la cultura infantile, vicina all’origine delle cose, sa vedere il fondo “contraddittorio”.

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