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Ubu Re

20 – 30 luglio 2021

di Alfred Jarry

Lo spettacolo

Dopo il successo internazionale del progetto Operacamion, il regista Fabio Cherstich torna nella capitale per invadere l’intero spazio del Teatro Argentina con la forza di un caposaldo del teatro contemporaneo: Ubu Re di Alfred Jarry. Un testo prorompente che intreccia la satira del potere e il gusto per la provocazione con la sperimentazione linguistica, che giunge nella sala trasformata dalla sabbia dell’Argentina in una nuova traduzione per la scena. A rivoluzionare ancora il testo e lo spazio teatrale, alla regia di Cherstich si intreccia la visionarietà di Luigi Serafini – artista e autore del Codex Seraphinianus, membro del Collège de ‘Pataphysique, da cui discende lo stesso Jarry –, al fianco del regista per curare la parte visiva e drammaturgica dell’allestimento. L’Ubu Re Cherstich e Serafini nasce da un approccio site-specific alla scena, che ripensa la struttura del testo per spostarne le possibili letture: Jarry si fa personaggio, emergono per la prima volta alcune interpretazioni e giochi linguistici, la lingua si connota, “sporcando” la scena teatrale di napoletano, di francese, ecc. Seguendo la lezione della ‘Patafisica, scienza delle soluzioni immaginarie, l’immaginazione in Ubu Re diventa categoria di lettura della realtà. La platea del Teatro Argentina si trasforma e accoglie un inaspettato arenile suburbano che fa da scena surreale a questa nuova versione di Ubu Re. Compaiono strutture di tubi innocenti, costumi che assomigliano a opere d’arte e altri marchingegni, in uno spettacolo che pone uno dei testi fondamentali del nostro teatro direttamente in dialogo con l’arte visiva, con la storia, con la letteratura.

 

Note di regia

Théâtre de l’Œuvre di Parigi, 10 dicembre 1896.

Tra applausi scroscianti, insulti e violente scazzottate, debuttava l’Ubu Roi, opera prima di Alfred Jarry.

Nella Parigi fin de sìècle, dopo i traumi provocati dalla caduta del Secondo Impero e poi della Comune, cominciarono a comparire inaspettati personaggi. Alfred Jarry fu uno dei primi componenti di una sorta di genio-guastatori, che metterà in crisi tutti i paradigmi preesistenti, per dare così forma alla Modernità.

“L’uscita è da quella parte, prego!” recitava un cartello presente in sala, al Théâtre de l’Œuvre. Era il primo di una serie di schiaffi alle convenzioni, che caratterizzavano quello spettacolo-manifesto. Alfred Jarry fu intellettuale ribelle e raffinato provocatore, ciclista instancabile, consumatore di assenzio e che fece dell’immaginazione l’unico strumento di sopravvivenza nella cosiddetta realtà. Definito proto-dadaista dai dadaisti, proto-futurista dai futuristi, proto-surrealista dai surrealisti, proto-assurdista dagli assurdi e proto-postmodernista dai postmoderni il suo lavoro li ha preceduti tutti e ha trovato nella scrittura di Ubu la sintesi perfetta.

Il personaggio di Padre Ubu “simboleggia l’apoteosi del ventre e il trionfo del grugno nella Storia universale“ e non offre altro che la personificazione dei più sconsolanti aspetti della condizione umana. Ubu è grottesco, maleducato, avido, goloso, stupido, arrogante, ma paurosissimo. Brama il potere, ma poi non sa gestirlo. È un uomo come tutti, che si ritrova quasi per sbaglio a essere a capo di tutti, suo malgrado. Per Jarry “…potrebbe anche essere l’anarchico perfetto se non avesse quei tratti umani che impediscono a ognuno di diventare perfetti anarchici”. Sua moglie è ugualmente ripugnante nell’ aspetto e negli atteggiamenti, brama il potere, ma, a differenza di Padre Ubu non teme nulla ed è disposta a tutto pur di ottenerlo. Jarry come Lautréamont saccheggia tutto e tutti: le leggende bretoni e medioevali, la propria biografia, il teatro popolare, i burattini e Shakespeare. Padre e Madre Ubu interpretano le ambizioni politiche come Macbeth e Lady Macbeth: Madre Ubu spinge Padre Ubu a uccidere il re di Polonia per rubargli la corona. Ci riuscirà ma verrà poi sfidato da Bugrelao, figlio del re morto. Vediamo i fantasmi dei re ancestrali, come in Amleto, e il tradimento senza fine di Riccardo III. Eserciti che lottano con sé stessi, contadini con nomi di nobili trucidati sulla pubblica piazza, macchine per decervellare e parate d’ispirazione sovietica. Tutto questo è Ubu Re, una satira feroce sulla brama di potere e sulle sue tragicomiche conseguenze, un attacco poetico e terribile alla società, alle sue regole e alle sue convenzioni.

Alfred Jarry era nato a Laval in Bretagna, una delle rare città dal nome palindromo e i palindromi sono quei fenomeni linguistici che riuniscono tutti gli alfabeti, sia a direzione destrorsa che sinistrorsa, alludendo, chissà, a quella lingua universale e prebabelica, dove forse si leggeva tutto dall’inizio alla fine e viceversa. E anche il nome di Ubu è un palindromo…

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