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La notte di Capodanno

27 – 31 ottobre 2021

di Roberto Gandini
collaborazione alla drammaturgia Roberto Scarpetti
regia Roberto Gandini
con Roberto Baldassari, MariaTeresa Campus, Cosimo Frascella, Simonetta Graziano
Martina Massaro, Simone Salucci, Giulia Tetta

 

Lo spettacolo

Sono passati due anni e mezzo da quando nella primavera del 2019, il Teatro di Roma, con la Federazioni Nazionale degli Infermieri (FNOPI), ha deciso di avviare il progetto L’arte di curare e di raccontare per la scrittura e la messa in scena di una pièce teatrale sulla figura dell’infermiere.

Il progetto triennale ha avuto diversi momenti di studio e di riflessione: una raccolta di storie e testimonianze da tutta Italia, tre workshop con infermieri/e, attori e attrici, studenti/e e cittadini/e, due restituzioni pubbliche, un ciclo di cinque puntate su Rai Radio Tre, e infine lo spettacolo La notte di Capodanno. In questi tre anni è accaduto l’inimmaginabile. La pandemia ha imposto al personale sanitario di essere continuamente alla ribalta in questa immane tragedia. È cambiata così la percezione nei confronti degli/lle infermieri/e: dal subire aggressioni durante il servizio, all’osanna dai balconi, dalle migliaia di disoccupati/e del 2019, alle precettazioni di ogni professionista disponibile.
Partendo dai racconti in continuo divenire degli/le infermieri/e di oggi, così come quelle piene di abnegazione e di resilienza di ieri, La notte di Capodanno si svolge in un tempo simbolico, in cui le storie raccolte sono diventate delle allegorie, passando di mano in mano, da paziente a infermiere, da attrice a spettatore.
Una notte surreale, in cui un tranquillo turno di notte si trasforma in un tempo frenetico, dove i destini dei/lle pazienti e degli/lle infermieri/e si mischiano e si confondo, in cui può apparire persino Florence Nightingale – inventrice dell’infermieristica moderna – per dare un consiglio a una giovane collega. La notte di Capodanno diventa così la notte della transizione, in cui le cose vecchie non sono poi così vecchie e quelle nuove sono ancora troppo nuove. La mattina del 1° gennaio tutto si rischiara. L’inesattezza dell’esistenza riprende forma. Rimane il desiderio di prendersi cura l’uno dell’altro, la voglia o la promessa di non lasciarsi soli di fronte all’incertezza del futuro.

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