Un narratore e il rito di un racconto intorno al fuoco, le ombre che vengono animate e la forza antica di una fiaba. Partendo dalla prima versione dei fratelli Grimm e dalla traduzione non edulcorata di Antonio Gramsci, la storia di Biancaneve prende vita e mostra ombre e luci dell’eterno conflitto tra generazioni. La regina madre, ossessionata dal suo specchio e dalla sua bellezza, è disposta a tutto pur di non vedersi sostituita, mentre la giovane Biancaneve è costretta a fuggire, attraversando la foresta per salvarsi e trovare un rifugio, crescere e conquistare la sua identità. Lo spettacolo si compone attraverso l’intensità espressiva delle musiche originali e le suggestioni delle scene, sette grandi schermi neri da cui nascono ombre che si fanno personaggi, paesaggi, condizioni emotive. Una messa in scena che fa dell’artigianalità una cifra contemporanea, attraverso il lavoro degli animatori che danno vita a ombre tridimensionali, meccanismi e luci industriali che si trasformano in carillon per disegnare inquadrature e movimenti. La nostra Biancaneve è un gioco continuo di rimandi ed evocazioni in cui le parole si fanno vive, raccontando il bianco stupore dell’infanzia, lo slancio rosso della giovinezza e il nero che bisogna attraversare per segnare il proprio sentiero.