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Lazarus

di David Bowie e Enda Walsh
ispirato a The Man Who Fell to Earth (L’Uomo Che Cadde Sulla Terra) di Walter Tevis
versione italiana Valter Malosti
uno spettacolo di Valter Malosti
con Manuel Agnelli, Casadilego, Michela Lucenti, Dario Battaglia
e con Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Noemi Grasso, Maria Lombardo
Giulia Mazzarino, Camilla Nigro, Isacco Venturini

la band (in o.a.)
Laura Agnusdei sax tenore e sax baritono | Jacopo Battaglia batteria | Ramon Moro tromba e flicorno
Amedeo Perri tastiere e synth | Giacomo “ROST” Rossetti basso | Stefano Pilia chitarra | Paolo Spaccamonti chitarra

Lo spettacolo

La prima rappresentazione di Lazarus al New York Theatre Workshop il 7 dicembre 2015 è anche stata l’ultima apparizione pubblica di David Bowie che sarebbe scomparso poco più di un mese dopo, il 10 gennaio 2016. Bowie, seppur piegato dalla malattia, con uno straordinario sforzo creativo ha voluto lasciarci questo spettacolo di teatro musicale che si può considerare, insieme al magnifico album Blackstar, il suo testamento creativo.
A più di 50 anni dal romanzo originale di Walter Tevis e a 40 dal film di Nicholas Roeg, che lo ha visto protagonista, Bowie ha scelto di riprendere in Lazarus le fila dell’infelice storia del migrante interstellare Newton, costretto a rimanere sulla Terra, il fragilissimo immortale de L’uomo che cadde sulla terra, scrivendo insieme a Walsh un labirintico sequel. Forse per concludere anche quel capitolo rimasto in sospeso, per liberare o liberarsi di quel personaggio, così come ha fatto nel video di Blackstar con l’altrettanto malinconica epopea di Major Tom di Space Oddity.
Questo spettacolo-testamento arriva in Italia per la regia di Valter Malosti e torna a parlarci di Thomas, il migrante interstellare, e del suo disperato bisogno di tornare a casa, interpretato dal cantante e frontman degli Afterhours Manuel Agnelli.
Alla luce della sua morte, tendiamo a leggere tutto ciò che Bowie ha creato nei suoi ultimi anni come allegoria autobiografica, specialmente quando ci viene data una serie di indizi apparentemente ovvi come quelli che troviamo in Lazarus. Ma Bowie, come sempre nelle sue creazioni sta usando la persona di Newton, mobilitandola come veicolo per una serie di temi costanti che troviamo nella sua musica: l’invecchiamento, il dolore, l’isolamento, la perdita dell’amore, l’orrore del mondo e la psicosi indotta dai media. Newton è allo stesso tempo Bowie e non è Bowie. Ma è proprio attraverso questo atto di distanziamento che ci è permessa l’intimità più profonda. Lo spettacolo include numerosi fra i pezzi più celebri di Bowie, e quattro pezzi inediti scritti appositamente, legati in modo da costruire una frammentata e affascinante drammaturgia parallela, tra cui il capolavoro che dà il titolo all’opera.

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