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Uno sguardo dal ponte

di Arthur Miller
traduzione Masolino D’Amico
regia Massimo Popolizio
con Massimo Popolizio
Valentina Sperlì, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli,
Gaja Masciale, Felice Montervino, Marco Mavaracchio, Gabriele Brunelli

Lo spettacolo

Uno sguardo dal ponte – Il talk
Sala Squarzina, 22 marzo ore 16.00 – ingresso libero

incontro con Massimo Popolizio e la compagnia
modera Lorenzo Pavolini

in collaborazione con Biblioteche di RomaYoungboard di Teatro di Roma – Teatro Nazionale  e Dominio Pubblico e Youth Council dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia

Dal 1949 al 2022
Uno “sguardo” all’evoluzione del personaggio femminile da Arthur Miller a Barbara Cassidy – L’incontro
Sala Squarzina, 30 marzo ore 17.00 – ingresso libero

Un incontro dedicato a com’è cambiato il racconto e lo sguardo sulla figura femminile nel contesto americano a partire dalle drammaturgie di Arthur Miller, da Morte di un commesso viaggiatore (1949) a Uno Sguardo dal ponte (1962), fino al sequel dell’autrice Barbara Cassidy, Mrs. Loman (2022).
Un approfondimento attraverso contributi e brevi letture in inglese e in italiano

in collaborazione con lo Young Board di Dominio Pubblico e del Teatro di Roma – Teatro Nazionale, lo Youth Council dell’Ambasciata AmericanaOnStage! festival e il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell’Università Roma Tre

Dopo il grande successo di “M – Il figlio del secolo”, l’attore, regista e mattatore torna sul palcoscenico dell’Argentina per la terza volta in questa stagione con il capolavoro di Arthur Miller, una fotografia cruda e drammatica di una delle mille facce della New York anni 50.
Ambientato in una comunità di immigrati siciliani a Brooklyn, Uno sguardo dal ponte è il dramma della gelosia di Miller. Un grande affresco sociale, ma anche il ritratto di un uomo onesto, Eddie Carbone, compromesso e sconfitto da una incestuosa passione erotica. Il testo ancora oggi concentra una serie di temi scottanti e attuali: la fuga dalla povertà, le tensioni dell’immigrazione clandestina, la caccia allo straniero e gli affetti morbosi che possono dilaniare una famiglia.

Scrive Miller: “L’azione della pièce consiste nell’orrore di una passione che nonostante sia contraria all’interesse dell’individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch’egli riceve e nonostante ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad ammantare il suo potere su di lui fino a distruggerlo”.
Ecco questo concetto di ineluttabilità del destino e di passioni dalle quali si può essere vinti e annientati è una “spinta” o “necessità” che penso possa avere ancora oggi un forte impatto teatrale.
Tutta l’azione è un lungo flash-back, Eddie Carbone, il protagonista, entra in scena quando tutto il pubblico già sa che è morto. Per me è una magnifica occasione per mettere in scena un testo che chiaramente assomiglia molto ad una sceneggiatura cinematografica, e che, come tale, ha bisogno di primi, secondi piani e campi lunghi. Alla luce di tutto il materiale che questo testo ha potuto generare dal 1955 (data della sua prima rappresentazione) ad oggi, cioè film, fotografie, serie televisive credo possa essere interessante e “divertente” una versione teatrale che tenga presente tutti questi “figli”. Una grande storia… raccontata come un film… ma a teatro. Con la recitazione che il teatro richiede, con i ritmi di una serie e con le musiche di un film.
Ci sarà un ponte, ci sarà una strada e in questa strada dei mobili, che sono la memoria della famiglia Carbone… Arriva l’avvocato Alfieri, la sua funzione somiglia a quella di un coro greco, è presente nel racconto e al contempo è spettatore fuori dalla scena, ci introduce nella vicenda che, non dobbiamo dimenticare, trae origine da un fatto di cronaca nera dal quale Miller fu profondamente turbato.”
Massimo Popolizio

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