Voglio fare “Edipo re” da tutta la vita. Sono un appassionato cultore di psicoanalisi e di letteratura gialla. Mi ha sempre appassionato questo straordinario intreccio in cui colui che indaga sull’assassino è anche l’assassino stesso.
Rivendico da tempo un ridimensionamento della figura del regista che da autore deve, a mio modesto avviso, tornare ad essere interprete. Ma se è giusto tornare al testo è anche vero che non esiste una tradizione interpretativa autentica della tragedia greca. A quel che sappiamo i testi che ci sono rimasti sono vagamente assimilabili a libretti d’opera senza musica. Quando si fa la regia di un testo di drammaturgia antica si parte dall’anno zero. Inoltre, l’enorme vastità dei temi di questo capolavoro dell’umanità comporta necessariamente dei tradimenti. Uscendo da una pandemia si può passare dal tema sociale della peste a quello girardiano del capro espiatorio.
Io ho scelto la strada della metafora della conoscenza. La testarda volontà di Edipo di conoscere la verità lo fa sembrare una sorta di Ulisse che non può fare a meno di viaggiare per continuare a conoscere. Il viaggio di Edipo è però un viaggio implosivo. Lui indaga su sé stesso navigando dentro sé stesso.
Sarà quindi lo stesso attore, Luca Lazzareschi, ad interpretare non soltanto la figura del protagonista ma anche quelli che conoscono la verità, o almeno una parte di essa. Luca sarà quindi anche Tiresia e i due messaggeri, dialogando con le immagini distorte di sé riprodotte in video. L’iconografia scelta è quella del surrealismo: una scelta d’obbligo per un viaggio interiore di taglio psicoanalitico, mentre le musiche saranno figlie della mia altra passione collegata a questo testo, quella per i gialli, e in particolare per la cinematografia thriller della metà del secolo scorso. Approfittando dell’origine occidentale e orientale del mio ormai consueto musicista, l’israeliano Ran Bagno, non potrò dimenticare che Edipo è anche il punto più incandescente di uno degli eterni conflitti dell’umanità, quello della lotta tra due culture.
Non avrei potuto pensare di realizzare effettivamente questo sogno di sempre senza potermi avvalere del grande talento attoriale di Luca Lazzareschi, delle capacità visionarie di Marta Crisolini Malatesta e del talento cinematografico che sta alla base del modo di illuminare di Gigi Saccomandi, ma anche della collaborazione di attori che sono divenuti ormai compagni di viaggio, ad iniziare da Paolo Serra, a cui mi lega una collaborazione quasi trentennale, per proseguire con Francesco Biscione, Paolo Cresta e Alessandro Balletta.
Luca De Fusco