Vai al contenuto

Le false confidenze

14 aprile – 3 maggio 2026
di Marivaux
regia Arturo Cirillo
con Elena Sofia Ricci, Arturo Cirillo, Orietta Notari
Giacinto Palmarini, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta
Giacomo Vigentini, Rosario Giglio

Lo spettacolo

Le false confidenze è un testo che rasenta la perfezione, a volte capita che nella drammaturgia di un autore ci sia un’opera che abbia un raro e felice equilibrio. Un testo in cui tutti i personaggi hanno una loro identità e importanza, in cui il tema, oltre la trama, è particolarmente messo a fuoco ed esposto con grande coerenza, con la lucidità con cui si dimostra un teorema. Con Molière ho avuto questa impressione lavorando su La scuola delle mogli, con Marivaux con Le false confidenze. Molière è grottesco e viscerale, e sottende spesso un discorso su la malattia, Marivaux è invece abitato da sentimenti molto interiorizzati, che coinvolgono il cuore quanto la testa. Le false confidenze (dove già il titolo è un ossimoro) è un modernissimo trattato psicoanalitico sul tema dell’innamoramento, in cui non vi è malattia né esasperazione, ma un gioco sottile e ambiguo tra il falso (le confidenze) e il vero (il cuore), in cui può accadere d’incominciare ad innamorarsi senza accorgersene. I personaggi sono legati tra loro da legami piuttosto ambigui, e la consegna di un ritratto è forse il vero snodo della vicenda. Che cos’è un ritratto? Non è la persona in sé ma la sua rappresentazione, lo sguardo del pittore sul modello, una creazione che aspira ad essere verosimile pur essendo inesorabilmente falsa. Siamo più sinceri quando sappiamo di stare mentendo, o quando invece non vogliamo, o non riusciamo, a riconoscere la verità dentro di noi? Questo sembra chiederci Marivaux, usando i mezzi del teatro. Un giovane inganna una vedova, per avere il suo cuore e le sue ricchezze, ma in fondo ne è sinceramente innamorato. Un servo mette su un tranello mosso dal gusto un po’ sadico di far crollare una austera e molto razionale signora, montando un confronto amoroso del quale vorrebbe in fondo essere uno dei protagonisti e non solo il burattinaio. Poi vi è una signora in vedovanza che non vuole riconoscere quanto ancora la vita ha da offrirle, e quanto dovrà compromettersi sotto l’influsso dell’amore. Ma tutti i personaggi di questa meravigliosa, e davvero contemporanea commedia, si muovono tra il loro sé e la propria rappresentazione: come in un ritratto, per l’appunto. (Artuto Cirillo)

Iscriviti alla newsletter