Vai al contenuto

La chunga

14 – 18 gennaio 2026

di © Mario Vargas Llosa, 1986
regia Carlo Sciaccaluga
con Debora Bernardi, Francesco Foti, Francesca Osso, Valerio Santi, Giovanni Arezzo, Pietro Casano

Lo spettacolo

Dopo I racconti della peste e Appuntamento a Londra Carlo Sciaccaluga firma La chunga concludendo così la trilogia dedicata a Mario Vargas Llosa, grande scrittore e Premio Nobel per la Letteratura recentemente scomparso.
La pièce, ispirata al romanzo La Casa Verde, scritto dallo stesso Vargas Llosa, è ambientata, nel 1945 a Piura (Perù), in un vecchio bar dove uno dei quattro protagonisti maschili, Josefino, perde ai dadi una grossa somma di denaro. L’uomo chiede alla proprietaria del locale, la Chunga, del denaro per saldare il suo debito e, in cambio, le lascia Meche la sua bellissima e sensuale amante. Le due donne passeranno la notte insieme e, ognuno dei protagonisti, ritrovatisi a distanza di anni nello stesso bar, darà una versione diversa di quanto verificatosi quella sera. Meche è sparita nel nulla e non si saprà mai cosa le è accaduto. Un testo di grande valore che rappresenta una sintesi perfetta dei temi più cari al grande scrittore, alcuni dei quali, come l’omofobia e la violenza sulle donne, purtroppo ancora tragicamente attuali.
La Chunga mette al centro un altro dei grandi temi di Vargas Llosa: il rapporto tra uomini e donne, la rappresentazione del femminile nel desiderio maschile e la violenza che ne consegue. L’eros è il motore, ma è il conflitto tra i due immaginari sessuali e sociali – maschile e femminile – il cuore pulsante dell’opera. Le fantasie dei quattro uomini rivelano un universo maschile lacerato: ora dominato dal desiderio di possesso e controllo, ora dall’asservimento idolatrico al femminile. La vecchia, drammatica contrapposizione tra donna-amante e donna-madre riaffiora, deformata come in un sogno lynchiano, dove l’immagine della donna non è mai neutra, mai reale, sempre inquietante. La mediazione tra queste due percezioni del femminile da parte del maschile rimane irrisolta nella nostra cultura. E gli esiti di questo fallimento sono troppo spesso tragici, e quasi sempre dolorosi, ingiusti, violenti”. “L’unica via d’uscita per la donna – in un mondo costruito sullo sguardo maschile – sembra essere la fuga o il silenzio. Ma in La Chunga, quel silenzio diventa azione: un’auto-affermazione radicale, forse una forma di vendetta muta. O, più semplicemente, di difesa. La difesa di un mistero, di uno spazio interiore inviolabile.

Iscriviti alla newsletter