
Lo spettacolo
Pinocchio. Che cos’è una persona? È da questa domanda che prende vita lo spettacolo di Davide Iodice, un’indagine poetica e profonda sulla diversità, sull’identità e sulla fragilità adolescenziale, attraverso la figura universale di Pinocchio.
Ispirandosi alla storia del burattino che sogna di diventare bambino, lo spettacolo mette in scena un gruppo di ragazzi con disabilità e neurodiversità, che trovano in Pinocchio un simbolo di sé: una creatura non del tutto “adatta”, alla ricerca di riconoscimento, trasformazione e accettazione.
Pinocchio. Che cos’è una persona? non è solo una riscrittura della celebre fiaba, ma un dispositivo teatrale di ascolto e di espressione: un luogo in cui le fragilità diventano forza e il teatro si fa strumento di umanità.
Il lavoro di Iodice interroga con delicatezza e profondità il significato di essere persone, restituendo al pubblico un’esperienza intensa, che celebra la bellezza delle differenze e la complessità dell’essere umani. Un’indagine intensa sull’identità, sull’accettazione, sulla bellezza della diversità. Iodice costruisce uno spazio teatrale vivo, inclusivo, capace di dare parola a chi troppo spesso resta inascoltato. Lo spettacolo è un’esperienza emozionante e necessaria. Un viaggio dentro la fiaba per riscoprire, insieme, cosa vuol dire essere umani.
Davide Iodice
Il lavoro di ridefinizione delle identità attraverso lo strumento dell’Arte, la centralità della persona e delle sue fragilità, sono i principi alla base della pedagogia della Scuola Elementare del Teatro, conservatorio popolare per le arti della scena. Più volte in questi dieci anni la figura del burattino Pinocchio ci è stato di ispirazione. Da sempre ci siamo rivolti a lui come a un fratello simbolico dei ragazzi con sindrome di Down o di autismo, o Williams, o Asperger che compongono l’articolato gruppo di lavoro. Come pure appartiene alla stessa famiglia di quei ragazzi “miracolosamente” sottratti al crimine o in pieno percorso di ridefinizione della propria esistenza all’uscita del carcere che non hanno potuto (?) o saputo (?) evitare. Pinocchio e l’intera compagine simbolica della favola sembrano incarnare tutte le caratteristiche di un’adolescenza incomprensibile, incompresa, nel cui tormento a tratti gioiosamente furioso, a tratti cupo e irredimibile, si specchia una società di adulti da macchietta o in rovina. Pinocchio è il diverso, è tutti i diversi, con la loro carica anarchica e dirompente ma è pure il legno ‘stuprato’ come diceva Bene, dalla perversione ‘dell’immagine e somiglianza’ aggiungo io di un Padre, di tutta una Società normalizzante per la quale il concetto di Persona ha canoni rigidi, di convenzione, borghesi. Pinocchio, in una prima stesura, finiva con l’impiccagione del burattino, come a segnare un’impossibilità di uscita, poi corretta da Collodi con una definitiva, conciliante, benevola trasformazione in bambino, in Persona. Si, ma che cos’è una Persona?
Questo progetto ha determinato la formazione di una vera e propria compagnia della Scuola Elementare del Teatro. Pinocchio pone la questione del rapporto con la genitorialità; l’ispirazione è connessa al momento in cui Pinocchio ritrova suo padre nella pancia della balena. Geppetto gli dice che tra un po’ la candela si spegnerà e rimarranno al buio. Pinocchio risponde: “E dopo?” e Geppetto non riesce a trovare la risposta, la soluzione la troverà Pinocchio. Questo “dopo” è un po’ la domanda principale che si pone qualsiasi genitore di un ragazzo ‘straordinario’ come preferisco dire, nel senso di extraordinario, cioè fuori dall’ordinario. La risposta non spetta solo alla famiglia, ma anche alla società, alla comunità, a chi si occupa di assistenza. Geppetto è un genitore che ha un figlio generato da un pezzo di legno e vuole a tutti i costi renderlo “normale”. Noi che lavoriamo con la diversità e la fragilità, sappiamo come il concetto di normalità sia molto malinteso e pericoloso. Sento l’esigenza, dopo anni, di fare un vero e proprio manifesto per e sulla disabilità. Spesso c’è tanta retorica, tanta carità un po’ penosa. Quello della disabilità è un mondo molto complesso e ricco, c’è una volontà di espressione da parte di questi ragazzi, di essere visti per quello che sono. Ai ragazzi spiego che la “normalità” è il diritto ad avere momenti di felicità, di espressione, di condivisione. (Davide Iodice)
Info e orari
Crediti
training e studi sul movimento Chiara Alborino e Lia Gusein-Zadé
equipe pedagogica e collaborazione al processo creativo Monica Palomby, Eleonora Ricciardi
tutor Danilo Blaquier, Veronica D’Elia, Mara Merullo
cura del processo laboratoriale Scuola Elementare del Teatro Aps
versi Giovanna Silvestri
realizzazione scene Ivan Gordiano Borrelli
cura dei costumi Daniela Salernitano con Federica Ferreri
si ringraziano Gabriele D’Elia, Natalia Di Vivo, Tonia Persico, Ilaria Scarano
foto Renato Esposito
produzione Interno 5 e Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
partner Campania Teatro Festival, Forgat ODV, Teatro Trianon Viviani