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Il viaggio di Nicola Calipari

 Martedì 27 novembre al Teatro Argentina Fabrizio Coniglio e Alessia Giuliani portano in scena il racconto politico di una vicenda internazionale controversa e violenta: il caso dell’omicidio di Nicola Calipari, avvenuto a Baghdad nel 2005, ripercorrendo le tappe che hanno portato l’uomo alla morte.

Il racconto del rapimento e della prigionia di Giuliana Sgrena, la liberazione, la gioia, l’incontro con Calipari, il viaggio verso l’aeroporto e il tragico epilogo: quel “fuoco amico” che arriva all’improvviso nel buio, l’euforia che diventa tragedia, l’incredulità, il senso d’impotenza.

IL VIAGGIO DI NICOLA CALIPARI
diretto e interpretato da Fabrizio Coniglio e Alessia Giuliani
testo Fabrizio Coniglio

Produzione Tangram Teatro Torino

Martedì 27 novembre al Teatro Argentina in scena IL VIAGGIO DI NICOLA CALIPARI, diretto e interpretato da Fabrizio Coniglio Alessia Giuliani, la vicenda violenta e controversa dell’omicidio di Nicola Calipari, ucciso a Baghdad nel 2005 dal “fuoco amico” di militari americani mentre portava in salvo la giornalista Giuliana Sgrena dopo un mese di prigionia passato nelle mani della Jihad islamica. La pièce, basata su documenti veri – il diario di prigionia di Giuliana Sgrena, frasi e commenti originali di Nicola Calipari, il rapporto sulle dinamiche dell’incidente del 4 marzo tratto da documento ufficiale della delegazione italiana in Iraq (composta dal generale Capregher e dall’ambasciatore Ragaglini) – cerca di ricostruire attraverso il teatro un pezzo di storia che ha dolorosamente marcato la memoria collettiva.

IL VIAGGIO DI NICOLA CALIPARI ripercorre le tappe che hanno portato Nicola Calipari alla morte. Il 4 febbraio 2005 un gruppo di uomini armati rapisce la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Un mese di domande senza risposte con la giornalista nelle mani di un gruppo di estremisti. Poi, il 4 marzo, Al Jazeera annuncia la liberazione della giornalista. L’autovettura dei servizi segreti italiani con a bordo Giuliana Sgrena e Nicola Calipari, giunta nei pressi dell’aeroporto di Baghdad, dove l’attendeva un aereo per rientrare in Italia, in prossimità di un posto di blocco americano viene fatta oggetto da quest’ultimi di numerosi colpi d’arma da fuoco. Muore Nicola Calipari e rimangono feriti Giuliana Sgrena e l’autista Andrea Carpani. «Metteremo così a confronto le dichiarazioni di Giuliana Sgrena con quelle del mitragliere americano Mario Lozano – dichiara Fabrizio Coniglio – Evidenzieremo le omissioni e le contraddizioni della ricostruzione fornita dall’esercito americano, cercando di essere il più neutrali possibili, con la volontà di condurre lo spettatore a una riflessione e a un desiderio di giustizia e di verità più che a facili e a non obiettivi sentimenti antiamericani».

Secco, nervoso, scandito dal ritmo delle informazioni che arrivano e dalle paure nei ricordi di Giuliana Sgrena, lo spettacolo si accompagna fin dalla sua nascita con un lavoro di informazione e sensibilizzazione che i due attori registi, Fabrizio Coniglio e Alessia Giuliani, non hanno mai smesso di portare avanti in questi anni, soprattutto tra i ragazzi nelle scuole, ma non solo. «Sul palco due seggiole che saranno simbolo della macchina e della prigione di Giuliana Sgrena e due attori, un uomo e una donna, che daranno voce ai personaggi che hanno attraversato questa vicenda. – commenta Fabrizio Coniglio – Dopo anni di studio porteremo sul palco uno dei più inquietanti misteri italiani degli ultimi anni. Regaleremo al pubblico, attraverso la finzione del teatro, quel processo mai celebrato, mettendo insieme, sulla scena, tutti i particolari più contraddittori di quella notte maledetta. Parleremo per la prima volta a Milano della guerra interna all’intelligence italiana. Una guerra che è costata la vita a Nicola Calipari che, essendo prima di tutto un uomo con un profondo e spiccato senso dello Stato, ha sempre messo la vita delle persone davanti a qualunque perversa ragion di Stato. E il suo ultimo gesto, coprire col proprio corpo Giuliana Sgrena per salvarle la vita, ne è un’inequivocabile testimonianza».

Lo spettacolo

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