L’abisso
TEATRO INDIA 3 – 15 dicembre 2019
Uno spettacolo necessario, urgente: L’abisso di Davide Enia
torna sul palco da cui aveva cominciato, quello del Teatro India, per raccontarci
il naufragio collettivo del nostro Paese. Attraverso il gesto e il cuntu siciliano il drammaturgo,
scrittore e regista porta in scena l’odissea degli sbarchi e degli annegamenti nel Mediterraneo
dal punto di vista inedito della Guardia Costiera, per restituire a questa tragedia contemporanea
la dignità e l’attenzione che la sua drammatica quotidianità le ha tolto.
L’ABISSO
tratto da Appunti per un naufragio (Sellerio editore)
uno spettacolo di e con Davide Enia
musiche composte ed eseguite da Giulio Barocchieri
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Accademia Perduta Romagna Teatri, Teatro Biondo di Palermo
Dopo aver scosso e emozionato le platee italiane nel corso del suo anno di tournée, ritorna in scena dal 3 al 15 dicembre al Teatro India il racconto urgente, profondo, attuale di Davide Enia, L’abisso – quello del Mediterraneo che ingoia i migranti e quello interiore di un uomo di mare – che lo scrittore, drammaturgo, interprete e regista palermitano ha tratto dal suo romanzo in presa diretta da Lampedusa, Appunti per un naufragio (Premio Mondello 2018).
Con il gesto, il canto, il cunto, si fronteggia la difficoltà di raccontare il tempo presente nel momento della crisi, tra sbarchi e annegamenti nel Mediterraneo, metafore di un naufragio personale e collettivo. Raccontando l’odissea di una Guardia Costiera costretta ad aggiornare il proprio mestiere addestrandosi fisicamente e psicologicamente a salvare vite umane di migranti o recuperarne i cadaveri, Davide Enia ci porta nel cuore della tragedia contemporanea di questi eroi moderni, tra vita e morte. Il testo diventa così allo stesso tempo testimonianza storica e percorso esistenziale che riguarda tutti noi. Sul palcoscenico è trasferita questa lotta combattuta in mare aperto, che salva e inghiotte destini umani. Un nuovo campo di battaglia dove l’allenamento, le manovre e la velocità sono determinanti per recuperare più corpi vivi in mare e sopravvivere in prima persona alle onde. «Quando ho visto il primo sbarco a Lampedusa, ero assieme a mio padre. Approdarono tantissimi ragazzi e bambine. Era la Storia quella che stava accadendo davanti ai nostri occhi, la Storia che si studia nei libri, che riempie le pellicole dei film e dei documentari e che modifica la struttura del presente – racconta Davide Enia – Nell’arco di diversi anni, continuavo a tornare sull’isola, costruendo così un dialogo continuo con i testimoni diretti, i pescatori e il personale della Guardia Costiera, i residenti e i medici, i volontari e i sommozzatori. Parlavamo quasi sempre in dialetto, nominando i sentimenti e le angosce, le speranze e i traumi secondo la lingua della nostra culla, usandone suoni e simboli. In più, ero in grado di comprendere i silenzi tra le sillabe, quel vuoto che frantuma la frase consegnando il senso a una oltranza indicibile. In questa assenza di parole, in fondo, ci sono cresciuto. Nel Sud, lo sguardo e il gesto sono narrativi e, in Sicilia, ‘a megghiu parola è chìdda ca ‘un si dice, la miglior parola è quella che non si pronuncia».
La messa in scena fonde diversi registri e linguaggi teatrali, gli antichi canti dei pescatori, intonati lungo le rotte tra Sicilia e Africa, e il cunto palermitano, sulle melodie a più voci che si intrecciano senza sosta fino a diventare preghiere cariche di rabbia quando il mare ruggisce e nelle reti, assieme al pescato, si ritrovano i cadaveri di uomini, donne, “piccirìddi”. La partitura musicale, scritta e eseguita in scena da Giulio Barocchieri, è composta secondo la logica dell’accumulo che è propria dell’esperienza del trauma. Sono note e rumori che si sommano uno all’altro, in progressione, senza scampo, creando disequilibri continui, echi distorti flebili ma persistenti, in una costruzione che nel suo procedere si svela come tramatura di una unica architettura, in cui, assieme al suono disturbato e fosco di questo presente in guerra, risuonano i canti popolari dei pescatori e le preghiere per i morti in mare.
TEATRO INDIA_ Lungotevere Vittorio Gassman (già Lungotevere dei Papareschi) – Roma
Biglietteria Teatro di Roma _ tel. 06.684.000.311/314 _ www.teatrodiroma.net
Orari spettacolo: tutte le sere ore 21 _ mercoledì ore 19 _ domenica ore 18_ Durata spettacolo: 70 minuti
Ufficio Stampa Teatro di Roma: Amelia Realino 06.684.000.308 I 345.4465117 ufficiostampa@teatrodiroma.net