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Morte di Danton

Dal 16 al 28 maggio al Teatro Argentina di Roma

MORTE DI DANTON
di Georg Büchner
traduzione Anita Raja

regia e scene Mario Martone

con (in ordine alfabetico) Giuseppe BattistonFausto CabraGiovanni Calcagno, Michelangelo Dalisi, Roberto De Francesco, Francesco Di Leva, Pietro FaiellaGianluigi FogacciIaia Forte, Paolo GraziosiErnesto Mahieux, Paolo Mazzarelli, Lino MusellaTotò OnnisCarmine PaternosterIrene Petris, Paolo PierobonMario PirrelloMaria RoveranLuciana ZazzeraRoberto Zibetti

e con Matteo BaiardiVittorio CamarotaChristian Di Filippo, Claudia Gambino, Giusy Emanuela Iannone, Camilla NigroGloria Restuccia, Marcello Spinetta

costumi Ursula Patzak – luci Pasquale Mari – suono Hubert Westkemper
registi collaboratori Alfonso Santagata Paola Rota
scenografo collaboratore Gianni Murru
si ringrazia per la collaborazione Bruno De Franceschi

 

TEATRO STABILE DI TORINO – TEATRO NAZIONALE

Dal 16 al 28 maggio al Teatro Argentina va in scena Morte di Danton di Georg Büchner, il monumentale spettacolo diretto da Mario Martone, un grande affresco corale sulla scena della storia, in uno sfogliarsi continuo di corposi e sanguigni sipari, fra la ferocia del terrore e la conquista della libertà, nel segno dell’uguaglianza e della fraternità.

Una efficace, ficcante riflessione, riverberante di attualità, sui guasti del potere d’ogni tempo e latitudine che trovano nella Rivoluzione delle Rivoluzioni, quella francese del 1789 che partorisce la democrazia moderna, un capitolo centrale ed emblematico della Storia del Mondo. E diventa anche l’occasione di un raro “duello” di bravura fra i due protagonisti, nella Storia e sulla Scena, il Danton di Giuseppe Battiston e il Robespierre di Paolo Pierobon. Ne risulta una potente indagine sulle Rivoluzioni tout-court, sulle loro necessità ma anche sulle loro fragili forze, sull’incerto equilibrio fra giustizia e violenza.

Nei soli ventiquattro anni in cui si consuma la sua appassionata e tormentata esistenza, Georg Büchner ci ha lasciato alcuni tra i testi più significativi del teatro moderno, come Woyzeck e Leonce e Lena. Scritto in sole cinque settimane tra il gennaio e il febbraio del 1835 dal ventunenne scrittore e anatomista, in fuga dalle autorità dell’Assia dove era stato coinvolto in una rivolta, Morte di Danton (Dantons Tod) descrive l’atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, la caduta di Georges Jacques Danton nel 1794 e l’antagonismo che lo contrappone a Maximilien Robespierre. Il testo si concentra proprio sulla contrapposizione tra i due protagonisti della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari in seguito, entrambi destinati alla ghigliottina a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.

Danton non crede alla necessità del Terrore e difende una visione del mondo liberale e tollerante, anche se consapevole dei limiti dell’azione rivoluzionaria; Robespierre, invece, incarna la linea giacobina, stoica, intransigente e furiosa. La fatica di Danton, che si contrappone con lucida razionalità al fanatismo del suo rivale, altro non è che la sfiducia nella possibilità di trasformare il mondo, una visione che tuttavia non incrina la volontà di lotta e la coscienza di trovarsi dalla parte giusta della storia.

«Sotto l’apparenza del dramma storico Morte di Danton nasconde i nervi scoperti della condizione umana, così come sarà rivelata e rappresentata un secolo dopo, nel Novecento, con quella stessa incandescenza, la stessa disillusione, lo stesso urlo soffocato – annota Mario Martone – Per Büchner, come per Leopardi (La ginestra è di un anno dopo), la Storia non è che una macchina celibe, anche se le ragioni per scatenare la rivoluzione sono sempre tutte vive e presenti. Quello che commuove, in Morte di Danton, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza della quale ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all’ingiustizia che da sempre regna sovrana». In scena ventinove attori, tra i quali Giuseppe BattistonPaolo PierobonIaia Forte, Paolo Graziosi, con la nuova traduzione di Anita Raja (in occasione del debutto a Torino il testo è stato pubblicato da Einaudi nella sua Collezione di Teatro). Capace di esercitare ancora oggi una potente attrazione, Büchner nutre Morte di Danton di temi tutti rilevanti per il nostro tempo: la natura della rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l’amicizia, la classe, il determinismo, il materialismo, il ruolo del teatro stesso.

Accompagna lo spettacolo Intorno a Danton, un programma di attività collaterali e accadimenti culturali declinato attraverso proiezioni, incontri e racconti in forma di teatro e musica ad ingresso libero. Si inizia in Sala Squarzina con la proiezione del film Danton (Francia, 1983) di Andrzej Wajda con Gerard Depardieu (12 maggio ore 17); segue un incontro con Mario Martone, Alessandro Leogrande e la Compagnia dal titolo Danton e il paradosso delle rivoluzioni (17 maggio ore 17). L’ultimo appuntamento è programmato al Museo Napoleonico con Voci rivoluzionarie, racconto in forma di teatro e musica a cura del Teatro di Roma con Simone Francia, Jacopo Uccella, Luca Catello Sannino e Alice Cortegiani (al clarinetto) nell’ambito di Nel weekend l’arte si anima un progetto di Zètema progetto cultura (21 maggio ore 16.30, info e prenotazioni 060608).

Lo spettacolo

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