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Morte di Danton

16 – 28 maggio 2017

di Georg Büchner
traduzione Anita Raja
regia e scene Mario Martone

Lo spettacolo

In Morte di Danton, uno dei testi più suggestivi del teatro moderno di Georg Büchner, dopo Woyzeck e Leonce e Lena, si respira l’atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, con la caduta di Georges Jacques Danton nel 1794 e l’antagonismo che lo contrappone a Maximilien Robespierre. La regia di Mario Martone costruisce un gigantesco affresco corale con ben ventinove attori, tra i quali Giuseppe Battiston, Paolo Pierobon, Iaia Forte, Paolo Graziosi, che nel quadro storico della Rivoluzione Francese rendono al meglio la contrapposizione tra il liberale e tollerante Danton e l’intransigente e furioso Robespierre. La difficoltà del primo di opporsi al Terrore e al fanatismo del secondo rappresenta la sfiducia nel migliorare il mondo e la società, senza tuttavia perdere la speranza di trovarsi dalla parte giusta della storia. Il testo si concentra infatti proprio sulla contrapposizione tra i due protagonisti della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari in seguito, entrambi destinati alla ghigliottina a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Danton non crede alla necessità del Terrore; Robespierre, invece, incarna la stoica e crudele linea giacobina. Uno spettacolo attuale nella sua classicità, con spunti di riflessione sulla natura della Rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l’amicizia, la classe, il determinismo, il materialismo, il ruolo del teatro stesso.

Note di regia

Sotto l’apparenza del dramma storico, Morte di Danton nasconde i nervi scoperti della condizione umana, così come sarà rivelata e rappresentata un secolo dopo, nel Novecento, con quella stessa incandescenza, la stessa disillusione, lo stesso urlo soffocato.
Per Büchner, come per Leopardi (La ginestra è di un anno dopo), la Storia non è che una macchina celibe, anche se le ragioni per scatenare la rivoluzione sono sempre tutte vive e presenti.
Quello che commuove, in Morte di Danton, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza della quale ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all’ingiustizia che da sempre regna sovrana.
Mario Martone                                            

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