Parole d’onore
Martedì 27 e mercoledì 28 marzo / Teatro di Villa Torlonia
il racconto della mafia attraverso i racconti degli stessi mafiosi che parlano dell’ultimo mezzo secolo della loro Sicilia, ma anche di moralità e famiglia, di affari e delitti, di regole, amori, amicizie tradite, di religione, soldi e potere, i vita e di morte. Del rapporto con il carcere e con la legge, di latitanze infinite. Dello Stato.
PAROLE D’ONORE
di Attilio Bolzoni
adattamento teatrale di Attilio Bolzoni e Marco Gambino
con Marco Gambino e Attilio Bolzoni
regia Manuela Ruggiero
Produzione les déchargeurs / le pôle in associazione con woh productions ltd
Martedì 27 e mercoledì 28 marzo (ore 19) al Teatro di Villa Torlonia va in scena Parole d’onore, sono le voci della Mafia nell’adattamento teatrale a cura di Attilio Bolzoni e Marco Gambino, per la regia di Manuela Ruggiero, dall’omonimo libro pubblicato da Rizzoli nel 2008 e firmato dallo stesso Bolzoni, giornalista di Repubblica. Un racconto di mafia narrato dai suoi principali esponenti. Una riflessione sulla mafia e sul suo principale territorio d’azione, la Sicilia.
Lo spettacolo rivela sulla scena le parole dei grandi boss di Cosa Nostra (Salvatore Riina, Tommaso Buscetta, Michele Greco) così come le ha trascritte dal vero il giornalista investigativo Attilio Bolzoni. Raccolte in trent’anni di attività da processi e interrogatori, queste frasi senza florilegi ci portano nel cuore del ragionamento mafioso, che non è solo una lingua o un codice ma anche un esercizio d’intelligenza e un’esibizione permanente di potere. Sono voci che provengono da un altro mondo: è la mafia che racconta se stessa, la mafia che si guarda dentro. I boss e i loro pensieri e i loro sentimenti. Cosa pensano dell’amore e della morte, della famiglia e dell’amicizia, di Dio e del peccato. Una speciale razza di criminali che si rivela attraverso un linguaggio che non è solo un codice ma esercizio permanente di potere. Parole d’onore. Uomini d’onore ritratti come bestie dentro le gabbie di uno zoo. Marco Gambino incarna e alterna sulla scena una scatola nera fatta di trasparenze, diversi personaggi, protagonisti e non, del mondo della Mafia. Immagini disegnate in bianco e nero si fondono con l’attore, esaltando e nello stesso tempo contribuendo a rivelare le emozioni celate dietro il linguaggio, apparentemente oscuro e contorto del pensiero mafioso. “Sono voci che provengono da un altro mondo – da un estratto del testo – Salgono minacciose, stordiscono. A volte arrivano sfuggenti e all’apparenza innocue, a volte sono volutamente cariche di presagi. Nascondono sempre qualcosa, portano sempre un messaggio. Tutto è messaggio nella loro parlata. Anche i dettagli che sembrano più irrilevanti, i gesti che accompagnano o prendono il posto delle voci. Anche i silenzi. È un coro inquietante che ho ritrovato sul mio taccuino. Quelle parole e quei «discorsi» sono diventati i miei appunti. Sono i mafiosi che raccontano la loro Sicilia. Buscetta – Io sono stato fatto uomo d’onore che ero molto giovane, direi bambino. Ma non è che uno la mattina si alza e dice da oggi faccio parte di Cosa Nostra. Cosa Nostra si accinge a fare un uomo d’onore solo dopo averlo sperimentato”.
Lo spettacolo si inserisce nel percorso di Stagione IL TEATRO DI ROMA PER LA Legalità, un’occasione di riflessione con cui contribuire a mantenere vivo il senso civico e i valori fondanti della nostra società: la convivenza, il vivere civile e l’essere partecipe di una comunità. Un impegno che restituisce al teatro il suo valore etico più altro e promuove la cultura come strumento di denuncia, di educazione civica per le giovani generazioni, di responsabilità per tutti cittadini. Da Sangue nostro, un’altra storia di mafia che rievoca la strage avvenuta a Pizzolungo, di e con Fabrizio Coniglio, al già citato Parole d’onore; mentre a Pasolini è dedicato il monologo Pasolini: la verità scritto, diretto e interpretato da Claudio Pierantoni (22 aprile, Teatro Argentina). Sempre alle nuove generazioni è destinato Dieci storie proprio così–terzo atto, spettacolo di Giulia Minoli e Emanuela Giordano, che a ritmo serrato e senza censure racconta i guasti della corruzione, le metastasi della diverse forme di criminalità organizzata e violenta, questa volta con un “palinsesto” di attività in un vero e proprio festival dell’impegno civile Un’altra storia (fino al 29 marzo, Teatro India).