Trittico Uomini in trincea
Il Teatro India continua ad essere palcoscenico per storie e sguardi dal fronte con il trittico Uomini in trincea per un viaggio nell’inferno della Grande Guerra attraverso gli assoli di Marco Baliani, Giuseppe Cederna, Mario Perrotta. Tre narratori che, dal 16 al 24 maggio, portano in scena gli orrori, la fame, il desiderio di vivere nonostante tutto, lo scempio dei corpi sul terreno, la paura e la memoria di uomini che, come spettri usciti dalle trincee, hanno vissuto da protagonisti quella Guerra che ha cambiato la Storia.
Dal 16 al 24 maggio al Teatro India
TRITTICO Uomini in trincea
TRINCEA – 16 | 18 maggio
scritto e interpretato da Marco Baliani / regia Maria Maglietta
L’ULTIMA ESTATE DELL’EUROPA – 19 | 21 maggio
di Giuseppe Cederna e Augusto Golin / regia Ruggero Cara
MILITE IGNOTO – 22 | 24 maggio
uno spettacolo di Mario Perrotta
Il Teatro India continua ad essere palcoscenico per storie e sguardi dal fronte con il trittico Uomini in trincea per un viaggio nell’inferno della Grande Guerra attraverso gli assoli di Marco Baliani, Giuseppe Cederna, Mario Perrotta. Tre narratori che, dal 16 al 24 maggio, portano in scena gli orrori, la fame, il desiderio di vivere nonostante tutto, lo scempio dei corpi sul terreno, la paura e la memoria di uomini che, come spettri usciti dalle trincee, hanno vissuto da protagonisti quella Guerra che ha cambiato la Storia.
Il trittico si inserisce nel segmento di Stagione Guerre/Conflitti/Terrorismi, il progetto del Teatro di Roma che affronta il tema dei conflitti, presenti e passati, ideologici e morali, che interessano le nostre società moderne.
Apre il trittico lo spettacolo scritto e interpretato da Marco Baliani, Trincea, per la regia di Maria Maglietta, in scena dal 16 al 18 maggio. Uno scavo dentro la disgregazione spirituale di un singolo corpo, quello di un soldato nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. La scena diventa una grande pagina bianca, uno spazio sospeso, un luogo che attende di vivere. In questo tempo inceppato in un puro e denso presente, il corpo di un qualsiasi soldato, anonimo e senza una precisa nazionalità, inizia a muoversi con improvvisi vuoti dell’anima. E allora riaffiorano schegge di vita nel luogo più emblematico di questa guerra lontana cento anni: la “trincea” della Prima Guerra Mondiale. Movimento, suono, immagini, parole per mostrare l’indicibile, la follia, la paura, la perdita di identità di quella guerra che trasforma il singolo soldato in ingranaggi di un’enorme fabbrica produttrice di morte. Su tutto la fame, di cibo, di acqua, di umanità, di relazioni per un viaggio dentro la notte della nostra “modernità”. Uno spettacolo aspro, crudo, a tratti grottesco, dove il soldato è un corpo narrante, tragico baluardo di un disperato istinto di sopravvivenza, sottoposto alla casualità di un morire inutile e atroce. Non c’è un’unica storia, non c’è il racconto di un solo uomo, ma diversi istanti di vita di uomini “comuni” nelle condizioni disumane della Prima Guerra Mondiale.
Seconda proposta del trittico, L’ultima estate dell’Europa di Giuseppe Cederna che, dal 19 al 21 maggio, dà voce e corpo a quell’umanità di vittime e di carnefici che trasformarono l’Europa in un immenso mattatoio. Quasi 10 milioni di soldati uccisi al fronte, 7 milioni di civili morti, più di 20 milioni di feriti e mutilati, la Grande Guerra fu la prima carneficina di massa. Memorie, poesie, storie, lettere dal fronte per raccontare pensieri, preghiere, illusioni, desideri, paure: dai Futuristi ai Generali, dai fanti mandati a morire sul Carso e sull’Isonzo ai loro compagni di naufragio fino alle parole di scrittori e poeti come Owen, Stuparich, Gadda, Ungaretti, Trilussa, Rumiz. Dall’esaltazione patriottica alla consapevolezza del terrore delle trincee. Dalle “radiose giornate di maggio” alla notte di Caporetto. Sulla scena il racconto dell’attentato di Sarajevo ad opera di giovani kamikaze: “è il 28 giugno 1914, sono le dieci del mattino di una domenica d’estate. Fra quarantacinque minuti due colpi di pistola sconvolgeranno il mondo”. La primavera di quel 1914 era stata per l’Europa una stagione euforica, al culmine della Belle Époque, dove l’arte, il progresso tecnologico e soprattutto la libertà facevano sognare un futuro meraviglioso. Ma dietro le quinte si stava preparando la più imponente tragedia che l’umanità avesse mai conosciuto. Così, un tumulo informe di sacchi e legni anneriti dal fuoco diventano la zattera a cui si aggrappa il protagonista dello spettacolo, un naufrago della Grande Guerra, un sopravvissuto posseduto dall’implacabile progressione della memoria e incalzato dai temi musicali dei luoghi e dei personaggi.
Completa il trittico Milite Ignoto-quindicidiciotto di Mario Perrotta, in scena dal 22 al 24 maggio. Riannodando i fili della Storia con una lingua d’invenzione che impasta tutti i dialetti del nostro Paese, Perrotta racconta il primo, vero momento di unità nazionale, esperienza umana e politica, prima ancora che militare. Tratto da Avanti sempre di Nicola Maranesi e da La Grande Guerra, i diari raccontano a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Maranesi, lo spettacolo riporta in teatro l’eco lontana delle voci e delle sofferenze dei soldati della Prima Guerra Mondiale che si incontrano in trincea, metafora della perdita di identità di un popolo disgregato nell’immane massacro. Proprio nelle trincee di sangue e fango del primo conflitto mondiale veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi si conoscono e si ritrovano vicini per la prima volta, accomunati dalla paura e dallo spaesamento. È questo l’ultimo evento bellico in cui il milite ebbe un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi il milite divenne “ignoto”, dimenticato in quanto essere umano con un nome e un cognome, un volto e una voce. Nella Prima Guerra Mondiale, gradatamente, anche il nemico diventa “ignoto”, perché non ci sono più campi di battaglia per i “corpo a corpo” dove guardare negli occhi chi sta per colpire a morte, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe anonime, senza un volto da maledire prima dell’ultimo respiro. Un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti diventano semplici ingranaggi del meccanismo e non più protagonisti eroici della vittoria o della sconfitta. Così, seduto su sacchi da trincea, tra il fetore del sangue e della carne, Perrotta racconta le piccole storie, gli sguardi e le parole di singoli uomini che hanno vissuto quei tragici eventi per gettare altra luce sulla grande Storia.
TRINCEA
scritto e interpretato da Marco Baliani
regia Maria Maglietta
scene e luci Lucio Diana – musica e immagini Mirto Baliani
visual design David Loom – costumi e elementi di scena Lucio Diana e Stefania Cempini
Produzione MARCHE TEATRO in coproduzione con Festival delle Colline Torinesi
Orari spettacolo: 16 e 17 maggio ore 21 I 18 maggio ore 19 _ Durata spettacolo: 60 minuti
L’ULTIMA ESTATE DELL’EUROPA
di Giuseppe Cederna e Augusto Golin
regia Ruggero Cara
con Giuseppe Cederna
musiche originali eseguite dal vivo da Alberto Capelli
chitarre e percussioni Mauro Manzoni – flauti e sassofoni luci Giuseppe La Torre
costumi Alexandra Toesca – scene Rosanna Monti
Produzione ART UP ART
Orari spettacolo: 19 e 20 maggio ore 21 I 21 maggio ore 19 _ Durata spettacolo: 80 minuti
MILITE IGNOTO
quindicidiciotto
uno spettacolo di Mario Perrotta
tratto da Avanti sempre di Nicola Maranesi
e da La Grande Guerra, i diari raccontano un progetto a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Maranesi per Gruppo editoriale L’Espresso e Archivio Diaristico Nazionale
Produzione Permàr / Archivio Diaristico Nazionale / dueL / La Piccionaia in collaborazione con la Struttura di Missione per il centenario della Grande Guerra e l’Archivio Diaristico Nazionale
Orari spettacolo: 22 e 23 maggio ore 21 I 24 maggio ore 19 _ Durata spettacolo: 1 ora e 15 minuti