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Wasted

TEATRO INDIA 14 – 26 gennaio 2020

Giorgina Pi si confronta con un testo della rapper, live performer, poetessa e scrittrice

che ha rivoluzionato la scena culturale inglese, Kate Tempest, voce esplosiva di una generazione sofferente divisa tra ambizioni e sogni infranti. Persi e consumati, i protagonisti di questa storia ci trascinano in quella Waste Land che è diventata la nostra vita, un deserto dove mai abbastanza giovani

e mai abbastanza vecchi, sembriamo destinati a non essere mai all’altezza.

Wasted

di Kate Tempest

traduzione di Riccardo Duranti

uno spettacolo di Bluemotion

regia Giorgina Pi

con Sylvia De FantiXhulio PetushiGabriele Portoghese

scene Giorgina Pi – consulenza ai costumi Gianluca Falaschi

musica, ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai – luci Andrea Gallo – suoni Paolo Panella/Lorenzo Danesin

scenotecnica, assistenza alla regia Marta Montevecchi – grafica Marco Smacchia – foto di scena Luca Del Pia

Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Angelo Mai / Bluemotion

Bluemotion ringrazia Ateliersi per la Residenza Creativa con Aura Satz

Verso WASTED di Kate Tempest / Bluemotion

Sabato 11 gennaio (dalle ore 18.30) negli spazi di Lucha y Siesta (via Lucio Sestio, 10)

aperitivo di introduzione alla poesia di Kate Tempest e allo spettacolo Wasted

Antichi/Nuovi/Sprecati. La lingua di Kate Tempest

Sabato 18 gennaio (ore 18) al Teatro India incontro pubblico su Wasted

con gli interventi di Maria Laura Bergamaschi (psicanalista), Riccardo Duranti (traduttore), Giorgina Pi (regista)

Dal 14 al 26 gennaio al Teatro India Giorgina Pi, tra i fondatori del collettivo Angelo Mai di Roma, porta in scena Wasted, testo di Kate Tempest, artista esplosiva che mescola rap, poesia, politica e musica dando vita a uno stile unico, grazie al quale è diventata un’icona della contestazione giovanile, un’icona della contestazione giovanile per la scena culturale inglese.

Dopo aver lavorato su Caryl Churchill, Giorgina Pi, continua la sua ricerca sulla scrittura di donne rivoluzionarie della letteratura inglese contemporanea. Figlia di una maestra e di un operaio, cresciuta a Brockley, sobborgo del sud-est londinese nel 1985, Kate Tempest si è esibita per la prima volta a sedici anni; appena trentenne ha già vinto il Ted Hughes Award e lo scorso luglio è salita sul palco al Festival di Glastonbury. Con la sua voce racconta di una generazione sofferente, divisa tra ambizioni e sogni infranti. Le strade della città, che per la Tempest sono sempre quelle della sua Londra, diventano il luogo letterario dove musica, poesia e politica si incontrano e dove prendono vita individui duri e fragili allo stesso tempo.

Droga, disoccupazione, nichilismo, ma anche prospettive negate e scontentezza sono al centro delle sue creazioni artistiche, come accade anche in Wasted. «Un’opera concepita in una lingua proteiforme che è poesia, – afferma Giorgina Pi – flussi di coscienza, musica e squarci di minuta quotidianità. Un coro d’ispirazione antica, interpretato dagli stessi personaggi ci restituisce l’umanità rarefatta che l’espressione “Wasted”, polisemica e intraducibile, contiene. Persi e consumati, i protagonisti di questa storia ci trascinano in quella Waste Land che è diventata la nostra vita, un deserto dove mai abbastanza giovani e mai abbastanza vecchi, sembriamo destinati a non essere mai all’altezza».

In scena tre personaggi, tutti appartenenti a quella fascia di società cresciuta pensando che cambiare la propria condizione iniziale fosse impossibile o così difficile da togliere forza persino alla fantasia che ciò accadesse. Figli di una working class, che si immagina destinata a rimanere tale, muoiono ogni giorno. I due uomini e la donna protagonisti di Wasted commemorano il decimo anniversario della scomparsa del loro più caro amico: assemblano ricordi, tentano bilanci ma non riescono a salvare nulla di ciò che hanno vissuto. «Lavorando a questo testo – continua la regista – abbiamo scelto di trasformare la Londra dell’autrice in un mondo meno connotato, abbiamo concentrato la dimensione temporale in dodici ore e scelto quattro pareti con chitarre e bassi come motore della storia. E allora dal tramonto all’alba, in una città qualunque, a partire da una sala prove, confessioni ed errori, chitarre e pezzi arrangiati e interrotti mille volte, si confondono con bilanci, droghe e tentativi mancati di essere finalmente se stessi. Prove che non diventano mai un concerto, principianti esclusi e soli. Ma continuano, per come possono, a provare. Hold your own – Resta te stessa – è il famoso verso di Kate Tempest diventato poema e discorso pubblico in Inghilterra interpretato di fronte a centinaia di migliaia di persone. E Wasted è il momento esistenziale che lo precede, è il disperato passo indietro per caricare l’impeto della rincorsa. Questo spettacolo vuole onorare le esistenze che si sentono sprecate, il dolore che si prova quando ci si sente condannati all’ineluttabilità di una vita non scelta, predestinati a una condizione materiale e spirituale di infelicità. Kate Tempest è figlia di un operaio che quando lei aveva otto anni è riuscito con ostinazione a laurearsi in legge. L’esperienza positiva della sua vita l’ha incaricata a parlare e Wasted dà voce a una ferita diffusa che forse ha bisogno di essere nominata anche da noi, ora. Sprecati e soli ci ostiniamo nel tentativo di vivere il primo giorno del resto della nostra vita comunque. Non è facile. Ma lo facciamo. È il caso allora di farlo insieme».

 Kate Tempest è nata a Westminster, Londra, e cresciuta a Brockley, Sud Est di Londra, assieme ad altri quattro fratelli e sorelle. Dai 14 ai 18 anni, lavora in un negozio di dischi. Frequenta la Thomas Tallis School che abbandona a 16 anni per iscriversi alla BRIT School for Performing Arts and Technology di Croydon, per poi laurearsi in Letteratura Inglese alla Goldsmiths, University of London. Si esibisce per la prima volta a 16 anni alla Open Mic Night organizzata da Deal Real, piccolo negozio hip-hop in Carnaby Street nel West End di Londra. Fa da spalla, tra gli altri, a John Cooper Clarke, Billy Bragg e Benjamin Zephaniah. Con la sua band, Sound of Rum, si esibisce all’estero fino allo scioglimento della formazione avvenuto nel 2012. Successivamente le viene commissionato il primo spettacolo, Wasted. Nel 2013 pubblica il primo libro di poesie Everything Speaks in its Own Way, un’edizione limitata di cui cura personalmente la stampa tramite la sua etichetta Zingaro. All’età di 26 anni debutta con la creazione teatrale Brand New Ancients al Battersea Arts Centre (2012), che riscuote un grande successo. Lo spettacolo riceve i premi Herald Angel e Ted Hughes. Tra gli artisti dai quali Tempest trae ispirazione ricordiamo Samuel Beckett, James Joyce, W B Yeats, William Blake,W H Auden e la band Wu-Tang Clan. Nel settembre 2013, Paines Plough produce lo spettacolo Hopelessly Devoted che debutta al Birmingham Rep Theatre.Nel 2014, esce Everybody Down (Big Dada, Ninja Tune), album prodotto da Dan Carey che riceve una nomination al Mercury Prize nello stesso anno. Dopo quest’ultimo lavoro, Tempest è sempre più presente in festival e altri eventi come headliner assieme agli altri component della sua band: Kwake Bass alla batteria, Dan Carey al synth e Hinako Omori alle tastiere.

Nell’ottobre del 2014 pubblica con Picador la sua prima raccolta di poesie, Hold Your Own. La pubblicazione registra un enorme successo commerciale e di critica e Tempest viene nominata Next Generation Poet. Nel 2015, viene inoltre eletta Membro dell’Accademia Nazionale Britannica di Letteratura. Nell’aprile del 2016, il suo primo romanzo The Bricks That Built The Houses viene pubblicato da Bloomsbury ed entra a far parte dei best-seller del Sunday Times. Si aggiudica inoltre il premio per Books Are My Bag, come miglior autore emergente. Nel settembre dello stesso anno, annuncia che curerà la direzione artistica dell’edizione 2017 del Brighton Festival. L’album Let Them Eat Chaos esce il 7 ottobre 2016 aggiudicandosi subito il 28° posto nelle classifiche inglese e Picador ne pubblica il formato libro. L’opera riceve una nomination per il Mercury Prize del 2017 mentre la Tempest ne riceve una come Miglior Artista solista femminile Inglese ai Brit Awards del 2018. Le Edizioni E/O hanno pubblicato Let Them Eat Chaos/Che mangino caos, nel 2017 Hold Your Own/Resta te stessa nel 2018 e Antichi nuovi di zecca nel 2019, tutti tradotti da Riccardo Duranti. Frassinelli ha pubblicato il romanzo Le buone intenzioni con la traduzione di Simona Vinci.

Bluemotion è una formazione nata a Roma all’interno dell’esperienza artistica e politica dell’Angelo Mai. Performer, registi, musicisti e artisti visivi si uniscono per creare a partire dalle proprie suggestioni, confrontando i propri sguardi sul presente e sull’arte. Le opere di Bluemotion sono sempre creazioni collettive, risultato dello scambio e delle visioni dei membri del gruppo. Bluemotion crea, vive e condivide nello spazio indipendente per le arti Angelo Mai. Gli artisti di Bluemotion sono anche attivisti nel campo dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori dello spettacolo e per questo più volte hanno subito accuse e processi che tentavano di tradurre il loro impegno civile in atti criminosi. Puntualmente scagionati da ogni accusa e tentativo di limitazione della loro libertà continuano a partecipare alle decennali attività dell’Angelo Mai. L’Angelo Mai riceve il prestigioso premio Ubu Franco Quadri 2016. Dal 2015 Bluemotion è impegnata nella diffusione in Italia dell’opera della drammaturga inglese Caryl Churchill, attraverso la partecipazione al progetto teatrale ed editoriale Non Normale, Non Rassicurante. Progetto Caryl Churchill. Regie, traduzioni, saggi, radiodrammi a cura del gruppo hanno riscosso molto interesse e Settimo Cielo, coprodotto dall’Angelo Mai col Teatro di Roma, è stato candidato a due premi Ubu (Miglior testo straniero e Miglior ambiente sonoro).

 Angelo Mai è uno spazio indipendente per le arti a Roma. Un luogo per la produzione artistica e per lo scambio di idee. Un punto d’incontro per la creatività e per gli sguardi sul mondo nato nel 2004 e attivo fino ad oggi nonostante tre sgomberi e reiterate azioni giudiziarie nei confronti del collettivo che lo anima. Il premio Ubu Franco Quadri 2016 è stato assegnato al collettivo dell’Angelo Mai con la seguente motivazione: «Angelo Mai, laboratorio di sperimentazione artistica e attivismo politico, mosso dall’intento di portare la cultura – nella sua accezione più ampia – tra i beni primari. Facendo leva su una rinnovata narrazione di lotta, nei suoi dodici anni di attività̀, fitti di incontri, collaborazioni, creazioni teatrali e musicali, di progetti fuori formato, Angelo Mai si è offerto alla città di Roma e al teatro italiano come una realtà̀ capace di attivare un processo di riappropriazione dei luoghi alternativo alla privatizzazione e alle liberalizzazioni del mercato, costruendo un tessuto di relazioni che passano dai corpi e dallo scambio di pratiche e saperi, testimoniando nuove forme di abitazione, di produzione e gestione per il Teatro. Realizzando progetti a forte densità̀ etica innervati nel tessuto cittadino, Angelo Mai ha mostrato la possibilità̀ di una politicizzazione dell’estetico sotto il segno di immaginazione e invenzione linguistica, attraverso le collaborazioni con artisti di diverse generazioni e nazionalità̀ e le creazioni del collettivo teatrale Bluemotion».

TEATRO INDIA_ Lungotevere Vittorio Gassman (già Lungotevere dei Papareschi) – Roma 

Biglietteria Teatro di Roma _ tel. 06.684.000.311/314 _ www.teatrodiroma.net _ Biglietti: intero 20 € _ ridotto 14 € Orari: tutte le sere ore 21 – mercoledì ore 19 – domenica ore 18 _ Durata: 80 minuti

Ufficio Stampa Teatro di Roma: Amelia Realino 06.684.000.308 I 345.4465117 ufficiostampa@teatrodiroma.net

Lo spettacolo

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