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Perdutamente

3 – 12 dicembre 2012

il Teatro si apre ulteriormente, per farsi attraversare da un pubblico che venga non solo ad assistere ma a prendere parte ad un dialogo: conferenze-spettacolo, incontri, performance, interventi teatrali e di danza, installazioni permanenti.

Lo spettacolo

Giugno 2012: il direttore di Teatro di Roma Gabriele Lavia invita diciotto compagnie romane ad una factory, un cantiere nel cantiere al teatro India, e a un percorso di lavoro intorno al tema della Perdita.

Ottobre 2012: il Teatro India è il Teatro India.  E’ semplicemente ciò per cui sembra essere stato pensato, spazialmente e artisticamente: un luogo aperto al lavoro d’immaginazione e sperimentazione delle diverse forme di spettacolo dal vivo.

Dal 3 al 21 dicembre: il Teatro si apre ulteriormente, per farsi attraversare da un pubblico che venga non solo ad assistere ma a prendere parte ad un dialogo. Una comunità in cui si confonde chi fa e chi riceve.  Fiancheggiatori e complici.  Tutti visitatori/abitatori di un paesaggio, di uno sguardo.

Diciannove giorni in cui teatro India, il foyer, le sale, i corridoi, saranno articolati e disarticolati a seconda dei formati: appunti, prove aperte, studi, conferenze-spettacolo, incontri, performance, interventi teatrali e di danza, installazioni permanenti.

La geografia delle giornate è disegnata come un camminamento orizzontale e verticale continuo e consistente: alcune accadimenti sono quotidiani e attraversano tutto il programma; altri seguono le giornate nella loro intera durata; altri ancora marcano il programma, con ciclicità settimanale; altri sono eventi unici.

Del contenuto abbiamo fatto una forma: perdere qualcosa è un buon modo di raccontare la perdita.  Qui, in questi mesi, abbiamo sperimentato diversi gradi di separazione dalle proprie specificità, dai ritmi individuali e dal proprio ‘galateo’. Quando l’ideale si fa fuori e la contingenza preme, le cose non emergono da fonti misteriose, ma si lasciano modellare nell’attualità dell’incidente e del tentativo. C’è qualcosa della resa, e anche dell’inizio.

I cibernetici avevano ragione: “si può costruire una mente partendo da tante piccole parti tutte sprovviste di mente”.

Si tratta di una visita ad un luogo, dove gli oggetti di creazione sono il tempo e lo spazio della creazione stessa. Siamo tutti nel paesaggio.

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Oltre lo spettacolo

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