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Diario del tempo: L’Epopea quotidiana

7 – 19 ottobre 2014

PRIMA PARTE IN DUE ATTI
scritto e diretto da Lucia Calamaro

Lo spettacolo

1)      FORMA

Diario del tempo, il nome lo svela, è un continuum mentale che, occasionalmente, qui si mette in scena e si avvicenda e che per chi guarda comincia qui, ma che per me non finisce mai. La scrittura si interrompe perché il tempo scenico ha i suoi limiti anche se tutto potrebbe continuare.

La possibilità di una storia parlata. Questo mi interessa. Perché è nella continuità, anche minima, che si riesce ad abbozzare un racconto del presente.

È un affresco, ha quel suo carattere diluito. La parola la fa da azione e da relazione.

Somiglia a una concertazione di voci, i personaggi sono come non mai “lalangue”.

2)      FONDO

C’è un punto di vista a priori che inquadra i soggetti protagonisti rispetto al loro essere “DISOCCUPATI” – nell’accezione comune tecnico-lavorativa – e ne analizza la consequenziale posizione metafisica rispetto al mondo. Una posizione isolata, slacciata, senza contesto, difficile da abitare .Forzatamente riflessiva. Assediata da un tempo che rallenta, che bisogna lasciar passare, lasciar perdere e sistematicamente occupare a forza di volontà. Un’umanità in fondo forte, cocciuta, incaponita, intelligente ma che non ha un lavoro, e la cui abilità maggiore, a partire da un certo momento, consisterà nell’occuparsi le giornate. Per non impazzire. Per non perdersi del tutto. Per continuare ad esistere nonostante il FUORI cerchi sistematicamente di cancellarla.

3)      LUOGO

Un palazzo romano qualsiasi, con l’estensione inevitabile al suo pratone specifico, in questo caso Caffarella, e alla sua stazione piu vicina, Ostiense.

4)       PERSONAGGI

La disoccupata cronica (Federica Santoro), l’impiegato obbligato al part time (Roberto Rustioni), la supplente di ginnastica a vocazione laico-intellettuale (Lucia Calamaro).

Oltre lo spettacolo

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