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Magda e lo spavento

19 – 24 aprile 2016

dalla trilogia Innamorate dello spavento di Massimo Sgorbani
regia Renzo Martinelli

Lo spettacolo

Il dialogo della morte, il dialogo dell’incubo. Il dialogo delle fiabe da raccontare ai bambini per farli stare buoni. Un dialogo pieno di comparse, da Biancaneve ai sette nani, passando per Topolino, con Walt Disney che sorride sornione alla finestra del bunker. Magda e lo spavento: in effetti c’è da aver paura, pensando alla storia. Si ride, si scherza, si flirta amabilmente con l’uomo nero e, per farlo, bisogna avere il sangue freddo di Magda Goebblels, essere capaci di far amabilmente morire sei piccoli cuccioli d’uomo, il freddo del cianuro e il bacio della buona notte. Ecco arrivare l’innominabile, l’osceno, Heil Hitler! per l’ultima tappa della trilogia Innamorate dello spavento, progetto teatrale di Massimo Sgorbani sulle figure femminili legate al FührerL’unico dei tre testi a vedere in scena proprio Mein Führer, orribile, eppure bellissimo agli occhi idealizzanti delle sue seguaci, forte, eppure debolissimo, l’uomo di razza dalle origini incerte.

LA TRILOGIA // Nella trilogia Innamorate dello spavento Massimo Sgorbani cattura le voci di alcune donne legate al Führer che precipitano inarrestabili verso la fine del Reich. Tra il 29 aprile e il 1° maggio del 1945, nel bunker sotterraneo del Palazzo della Cancelleria di Berlino, alcuni dei principali rappresentanti del partito nazionalsocialista si suicidano. Poche ore prima Hitler sposa Eva Braun. Poche ore dopo Hitler e signora si uccidono con le fiale testate sul pastore tedesco del Führer, Blondi, il primo a morire. Poche ore dopo Magda Goebbels somministra le fiale ai sei figli addormentati. Ancora poche ore, e anche Magda e il marito si avvelenano con le stesse fiale.

Dalla stampa

Federica Fracassi è attrice generosa e impavida, che accetta sfide nei territori più impervi della scena non convenzionale. (…) Nell’abito pastello da principessa Disney, è una Magda Goebbels scossa da tremiti nervosi, capace letteralmente di incarnare il lucido sproloquio della sua protagonista in crescendo verbali e fisici di spaventoso, controllatissimo furore. Con lei, Milutin Dapcevic è un Hitler schizofrenico di una sgradevolezza da manuale.
Simona Spaventa, la Repubblica

Elegia della morte. Un malinconico, ironico e languido rimbalzo di parole, sguardi e gesti tra Adolf Hitler e Magda Goebbels. (…) Il Führer è interpretato da un brechtiano Milutin Dapcevic fuori dalla solita iconografia: con frac e cilindro, è un uomo ambiguo, orribile e affascinante, un po’ isterico e un po’ bambino, fragile e forte.
Fulvio Fulvi, Avvenire

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