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O di uno o di nessuno

Progetto: Classici? Mai così moderni

20 – 24 gennaio 2016

di Luigi Pirandello
regia Gianluigi Fogacci

Lo spettacolo

Datata 1930, questa poco frequentata  commedia di Pirandello è apparentemente semplice nella struttura ma  difficile nel linguaggio, come tutti i testi del grande drammaturgo siciliano,che stimola gli attori a rendere fruibile anche ad un pubblico giovane o di rara consuetudine teatrale il testo che sviluppa. Seppur immerso in una realtà temporalmente distante da noi, una serie di temi scomodi e complessi ce lo rendono vicino nella loro ruvida attualità. Questa è infatti una storia di una gravidanza indesiderata,una storia di provinciali trasferitisi nella capitale per motivi di lavoro,una storia di stanze affittate in comune per far fronte a condizioni economiche difficoltose,una storia di prostituzione,di perbenismo gretto e perciò crudele, di relazioni affettive difficili,rese ancor più difficili da convenzioni sociali che rendono praticamente impossibile esprimere un sentimento sincero di cui solo a tratti i personaggi, avvolti da una diffusa mediocrità culturale, sembrano capaci. E tante altre complesse implicazioni che affondano nella psicanalisi e nel sistema delle relazioni,fino al sospetto di un malcelato e mal vissuto amore omosessuale da parte dei due protagonisti maschili sullo sfondo di un’Italia immersa nel ventennio fascista. Ed è appunto intriso di fascismo e di maschilismo più in generale il modo di pensare alla donna come oggetto di piacere che porterà ,se pur indirettamente a quello che oggi si classificherebbe come femminicidio . E di poca consolazione è una sorta di Happy end finale buono solo per pacificare le coscienze più accomodanti,ma scritto da Pirandello dopo una scena-madre della ragazza in questione all’apice della sua tragica parabola che sembra voler fungere da sipario meta teatrale.  Un testo scomodo,cattivo, degno del miglior Pirandello anche se,a torto, non viene annoverato fra i suoi capolavori.

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